
Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 18 Gennaio 2023
Spari in classe alla prof
«Segno del disagio sociale»
Il dibattito I commenti nel mondo della scuola all’episodio di Rovigo «Occorre far ritrovare fiducia nelle istituzioni, dall’istruzione alla giustizia»
Ha aperto uno squarcio sulla crisi educativa e istituzionale del nostro tempo il caso della docente di Rovigo, colpita in aula lo scorso ottobre da un fucile ad aria compressa da un suo alunno di prima superiore, ripresa in un video poi postato su TikTok, che ha deciso di denunciare gli studenti. Sono stati sospesi. Ma il provvedimento è stato annullato dopo il ricorso delle famiglie.
La discussione
Un epilogo, che sta facendo discutere sulla fiducia, che la società in generale ripone in una istituzione come la scuola. Fiducia da recuperare.
« Stiamo assistendo alla frantumazione del tessuto sociale, cominciata decenni fa - dice Fausta Messa, docente di italiano e latino al liceo, ora in pensione -. La società ha bisogno di ruoli ben distinti, in cui si entra per età, formazione, merito e/o credibilità. Ognuno deve operare al massimo delle possibilità, contando sul patto sociale, che garantisce il rispetto dei ruoli».
Il punto fondamentale è «fare ritrovare la fiducia nelle istituzioni, fare capire che la scuola, la sanità, la giustizia operano per i cittadini, non contro di loro». Possono esserci anche errori, «ma se c’è fiducia reciproca si raggiunge l’obbiettivo di migliorare le condizioni di vita per tutti, a scuola, in ospedale, in comunità».
Sulla stessa lunghezza d’onda Elisa Ripamonti: «Sicuramente fatti del genere esprimono sintomi di un disagio che vive e che viene subìto. Un disagio - pone l’accento la segretaria generale Cisl Scuola di Sondrio - che deriva dal valore che io, società, dò all’istituzione: occorre spostare l’attenzione dagli alunni a quanto la società di oggi dà all’educazione e alla scuola» sostiene rimarcando come «nelle scuole in verità c’è tanto di buono, tante buone prassi tese allo sviluppo della cittadinanza».
Che gli studenti siano, rispetto a qualche anno fa, più irrequieti lo testimoniano i presidi, in seguito anche ai lockdown che hanno fatto saltare le regole della convivenza: «Notando maggior inquietudine e insofferenza tra gli alunni, con qualche manifestazione al di sopra delle righe o atteggiamenti infantili - dichiara Massimo Celesti, preside dell’Itt Mattei - proprio prima di Natale ho invitato i docenti a vigilare ancor di più nei momenti meno strutturati, facendo comprendere ai ragazzi che noi stiamo attenti a loro, che gli siamo vicini».
Il ruolo di internet
Un ruolo non da poco, nella vicenda della docente di Rovigo, come in altri casi analoghi, la giocano i video sui social: «A differenza di 20 anni, ora i fatti finiscono sempre più spesso sul web - rileva Gianmaria Toffi, dirigente del De Simoni-Quadrio - e quando approdano in Rete non li si può ignorare, a partire da chi ne è vittima», spinta a difendersi poiché qualcuno potrebbe pensare che non ha giocato in modo adeguato il mio ruolo. «Come valutazione mia personale - aggiunge - si avverte una fatica nel corpo docente ad intercettare come si faccia il proprio ruolo di fronte a provocazioni di adolescenti meno prevedibili rispetto al passato».
La scena
Il video “incriminato” Mariella Londoni l’ha voluto rivedere: «Sono rimasta piuttosto turbata - confessa la docente di storia e filosofia per anni al liceo Donegani, ora in pensione -. La lezione è disturbata dal chiacchiericcio degli studenti. La docente ha lo sguardo prevalentemente sul libro o sul computer».
La classe non si vede «ma si sente, non è in quel momento attenta alla spiegazione». Pochi secondi in cui, sottolinea Londoni «manca il cosiddetto “dialogo educativo”. Una lezione dialogata deve avere il costante coinvolgimento delle giovani menti che, oltre a guardare in direzione di chi parla e cerca i loro sguardi, ascoltano, pensano, sono invitati a intervenire, a porre domande, prendere appunti».
La docente di Rovigo «ha messo in luce la sua disperata solitudine e la mancanza di rispetto, che continua ad aleggiare non solo su di lei, ma sul ruolo dell’insegnante in generale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA