«Sono stato a Kiev
Città fantasma
un popolo in fuga»

TestimonianzaIl reporter sondriese Andrea Sceresini appena rientrato dall’Ucraina: «Profughi, un dramma»

Il racconto della guerra in Ucraina visto con gli occhi dell’inviato. Andrea Sceresini, giornalista freelance sondriese classe ’83, non appena c’è stata l’invasione russa è andato sul campo. Una scelta coraggiosa ma inevitabile per chi di mestiere fa l’inviato. Sceresini, tra l’altro, conosce bene quelle zone, tanto da avere scritto un libro “Ucraina. La Guerra che non c’era” (Baldini e Castoldi 2015, scritto in coppia con Lorenzo Giroffi, ndr) diventato quanto mai attuale.

Nella capitale

Ora è tornato in Italia e racconta la sua esperienza. «Il 24 febbraio sono partito per Kiev, conosco bene quelle zone anche perché avevo raccontato l’invasione del Donbass del 2014, non è stata quindi la prima volta».

Il viaggio di Andrea Sceresini per raggiungere il fronte è partito da Budapest passando attraverso Čop, città dell’Ucraina della Transcarpazia vicino al confine ungherese, e quindi verso la capitale di Kiev insieme al fotoreporter Alfredo Bosco.

«Ho cercato di raccontare quello che succede sul campo di guerra, girando servizi negli ospedali, nei bunker, parlando con la gente. Lunedì sera è andata in onda un mio servizio di oltre dieci minuti nella trasmissione Presa Diretta su Rai3, nei giorni trascorsi a Kiev ho scritto pezzi per La Stampa e il Manifesto e ho collaborato con la televisione tedesca Rtl».

«Con il microfono e la telecamera in mano si ha meno paura, ma quella rimane - racconta - anche perché siamo partiti senza poter pianificare tutti i dettagli dell’organizzazione e non avevamo né giubbotto anti-proiettile né elmetto».

Il giornalista sondriese racconta di Kiev come una città fantasma, dove si sentono risuonare le sirene ad ogni ora del giorno e della notte. «Ci sono state molte esplosioni, in alcuni casi anche molto vicine a dove mi trovavo. Kiev in questo momento è una città fantasma, per le strade si vedono giovani ucraini, appena arruolati, che imbracciano un fucile. I luoghi degli scontri sono quelli delle periferie sud-est e sud-ovest, mentre in centro regnava un’atmosfera davvero surreale. Abbiamo parlato con la popolazione ucraina, raccontando il dramma della guerra e di chi non è riuscito o voluto scappare».

Scappare

Il vero problema è quello dei profughi: tantissimi ucraini stanno cercando di lasciare il paese come possono, salendo sui treni che non si sa quando partono e dove vanno, chiedendo passaggi alle auto in transito tra un check point e un posto di blocco, oppure addirittura a piedi.

Sceresini da Kiev ha poi raggiunto la Polonia. «Sono riuscito ad arrivare a Cracovia mettendomi in viaggio come gli ucraini, tutti ammassati con mezzi di fortuna nelle stazioni ferroviarie dove regnava il caos. Credo che questa sia la vera emergenza del conflitto: si parla di quasi due milioni di persone che scappano dalla guerra attraverso i corridoi umanitari».

Sceresini è rientrato in Italia, ma pensa già a quando potrà tornare in Ucraina anche se molto dipenderà dalla durata del conflitto e dall’effetto delle sanzioni.

«Ero stato in Ucraina in gennaio per realizzare servizi giornalistici di approfondimento, di norma il mio è un lavoro di ricerca mentre in questi ultimi giorni ho realizzato un racconto live sul campo. Credo che Putin non si aspettasse questa resistenza da parte dell’Ucraina, pensava di poter prenderne il controllo in maniera veloce, immaginandosi un paese che fino a vent’anni fa avrebbe accolto l’invasione russa come una festa - afferma Sceresini - . L’Ucraina di oggi invece guarda all’Europa, Kiev prima della guerra era una città paragonabile a Milano, dove i giovani che parlano un inglese fluente avevano le stesse esigenze dei ragazzi di altre città europee».

Secondo il giornalista «Le sanzioni non fermeranno la Russia, anche se sono molto più pesanti di quelle inflitte dal 2014, vediamo come andranno i negoziati ma sicuramente nelle relazioni geopolitiche contano anche altri aspetti«.

Infine l’inviato valtellinese parla del presidente ucraino. «Zelensky sta diventando un eroe nazionale, invita a non piegarsi all’invasione russa utilizzando i social come mezzo di comunicazione per parlare alla gente e incitarla alla resistenza».

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