Sondrio, elezioni comunali, sarà una corsa a tre. I 5stelle rinunciano

Politica Giochi ormai fatti per la tornata di metà maggio. In lizza ci sono per ora Scaramellini, Del Curto e Zambon. I grillini lasciano la libertà di candidarsi nelle civiche

Niente poker per palazzo pretorio. Al netto delle sorprese dell’ultimo minuto, sarà una corsa a tre quella per la poltrona di sindaco a Sondrio, capoluogo chiamato al rinnovo dell’amministrazione il 14 e 15 maggio.

A giocarsela saranno il sindaco uscente Marco Scaramellini appoggiato dal centrodestra, Luca Zambon, attuale consigliere di minoranza, che corre per il progetto amministrativo di Letizia Moratti e Simone Del Curto, già consigliere di minoranza, per il centrosinistra.

Non sarà della partita, invece, il Movimento 5 Stelle alle prese con una lunga e difficile ricostruzione dell’organizzazione in provincia di Sondrio.

«Non credo proprio che ci sarà una lista o un candidato - dice Dario Violi, coordinatore regionale e responsabile ad interim anche per la provincia di Sondrio del Movimento 5 Stelle -. La situazione è complicata in un territorio in cui il Movimento ha faticato a radicarsi. Nel corso degli anni ci sono state tutta una serie di defezioni, sia dei candidati sindaci che consiglieri, che non ci consentono di pensare ad una presenza con il nostro simbolo».

La decisione

I simpatizzanti o gli iscritti al Movimento avranno la libertà di candidarsi nelle liste civiche di appoggio ad altri aspiranti sindaci. «Questa è la linea che abbiamo deciso di adottare per le comunali in tutta Italia» spiega Violi che annuncia che presto sarà nominato un coordinatore locale anche a Sondrio, qualcuno che dovrà occuparsi della ricostruzione del Movimento che alle ultime regionali di febbraio a Sondrio ha portato a casa 165 voti, pari al 2,6%. «Un processo che richiede tempo e che dunque ci chiama fuori da queste amministrative» dice Violi.

Maggioranza uscente

Già perfettamente in partita invece Scaramellini, che gode dei favori della vigilia, sia perché forte dell’esperienza amministrativa di questi cinque anni, sia perché appoggiato dai partiti di maggioranza a Roma e a Milano: Fratelli d’Italia e Lega alle regionali insieme hanno ottenuto più del 40% dei voti in città. Le comunali sono un’altra cosa, il fattore umano di conoscenza e vicinanza con i candidati consiglieri cambia spesso le proporzioni, ma il dato rimane quello.

Alle elezioni del 2018, quando gli aspiranti sindaci erano 4, Scaramellini ottenne 4.923 voti, pari al 46,8% andando al ballottaggio contro Nicola Giugni, il candidato del centrosinistra prematuramente scomparso, che prese 3.795 (36,08%). Fiorello Provera, appoggiato da quattro liste civiche, si fermò al 14,09% e Marco Ponteri del Movimento 5 Stelle al 3,01% (la lista però rimase sotto il 3% non facendo così scattare il posto in consiglio).

Gli sfidanti

A contendere la poltrona a Scaramellini ci sono Zambon che ha già ufficializzato la sua candidatura e Del Curto che lo farà nelle prossime ore, anche se il suo nome circola già da giorni. Per Zambon si tratta di una partita tutta in salita (alle regionali complessivamente la candidata Moratti ha ottenuto 661 preferenze, metà delle quali della sua civica) di cui non si sa ancora se farà parte la compagine di Renzi e Calenda.

Per il centrosinistra una rincorsa che parte dal dato positivo del Pd, primo partito in città con il 26% di preferenze alle regionali, e che gode anche dell’entusiasmo scaturito dall’elezione di Elly Schlein alla segreteria e anche dalla consapevolezza di dover recuperare parte di quell’elettorato che anche alle ultime elezioni ha preferito non andare a votare: il 60% circa. In quella parte di astensionismo, la coalizione di centrosinistra potrebbe recuperare consensi.

La partita poi la faranno le liste, in una densità che non sarà probabilmente come quella di cinque anni fa. Nel 2018 furono sei quelle in appoggio a Scaramellini, cinque per Giugni, quattro per Provera e una del M5Stelle per un totale di 466 aspiranti consiglieri comunali, uno ogni 38 aventi diritto al voto che alla fine fu uno ogni 22 votanti.

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