Silvio e la Valle: un legame stretto, senza mai venirci

I ricordi Tanti fili univano Berlusconi al nostro territorio - Dalla Banca Popolare ai molti rapporti personali

Silvio Berlusconi e la Valtellina, un legame solido fatto di tanti fili che come una sottile e impalpabile ragnatela si sono intrecciati nel corso degli anni anche se, in Valtellina, Berlusconi non ci è mai arrivato. Eppure Sondrio rappresenta uno dei poli della vita dell’imprenditore e del politico che in tanti ieri anche in Valtellina, alla notizia della sua morte, hanno voluto ricordare.

La finanza

A disegnare il quadro di un rapporto a suo modo profondo pur nell’assenza di una testimonianza diretta sul posto sono le tessere sparse tra mondo economico e politico, sportivo o semplicemente umano che l’inaspettata scomparsa del fondatore e leader di Forza Italia ha contribuito a riunire attraverso parole, ricordi e fatti. Il primo legame è di tipo finanziario. Terzo uomo più ricco d’Italia secondo la classifica di Forbes sui miliardari nostrani 2023, con un patrimonio di 6,9 miliardi di dollari, Berlusconi ha stretto un rapporto privilegiato con la Banca popolare di Sondrio, tradizionalmente una delle più vicine alla famiglia del cavaliere. Con 896mila titoli dell’istituto che affaccia sulla centralissima piazza Garibaldi, nel 2021 Berlusconi balzò agli onori delle cronache finanziarie proprio per l’extraprofitto di 2,4 milioni di euro in un anno ottenuto grazie al +180% delle azioni valtellinesi.

Dalla banca arriva il ricordo commosso di Mario Alberto Pedranzini, consigliere delegato e direttore generale dell’istituto di credito cittadino. «Al dolore per la morte dell’onorevole Silvio Berlusconi - commenta il cavaliere del lavoro -, si associa il ricordo di un imprenditore che ha vissuto intensamente, con lungimiranza, precorrendo i tempi, dando un suo contributo, ogni giorno, per l’affermazione e il progresso dell’Italia, con forza e determinazione, lasciando concreta testimonianza che quando credi nei valori della libertà e nelle cause che ritieni giuste devi combattere sino all’ultimo».

Finanziario e politico è anche l’altro filo annodato, più inconsapevolmente, con il capoluogo attraverso il suo “storico”, non foss’altro per i quattro mandati nel ruolo, ministro all’Economia e finanze. Giulio Tremonti è nato a Sondrio e a Sondrio ha studiato, al liceo classico Piazzi, e sempre in città è rimasta aperta per lungo tempo la farmacia guidata dal fratello Pierluigi. La “scia” governativa è rimasta per lungo tempo. «Non solo è stato un grande imprenditore, ma ha cambiato la struttura dell’economia italiana dando spunto nuovo alle Pmi» ha ricordato l’ex ministro.

I deputati

Poi ci sono i legami politici, divenuti personali, con chi ha militato in Forza Italia e ha condiviso con il leader parte dell’avventura parlamentare o all’interno dell’organizzazione del partito.

Scomparso un paio d’anni fa Gianmaria Bordoni, per tre mandati consigliere regionale nelle liste degli Azzurri, a ricordare Berlusconi insieme a Maurizio Del Tenno, eletto in Parlamento nel 2008 per il Pdl, c’è Gianpietro Scherini, a Montecitorio nel 2001 quando a capo del Governo c’era proprio Berlusconi e tra i ministri Tremonti, ma che lo conobbe già nel 1999 in occasione della campagna elettorale per le provinciali che portarono Eugenio Tarabini alla presidenza e Scherini, che era commissario provinciale degli Azzurri, a fargli da vice.

L’aneddoto

«Ho avuto occasione di frequentarlo a Roma e di frequentare la sua casa ad Arcore - dice -. Era una persona genuina, istintiva, umile. Piaceva alla gente proprio per questo, per l’empatia e la disponibilità che dimostrava. Era uno che si prendeva a cuore le situazioni delle persone che incontrava anche se magari neppure le conosceva».

Scherini ricorda in particolare una cena ad Arcore, insieme anche a Roberto Formigoni, allora presidente della Lombardia. «Arrivai con la mia Lancia Thema con la marmitta bucata - dice - mi vergognavo perché faceva un rombo inquietante, ma non avevo fatto in tempo a sistemarla. Feci di tutto per arrivare senza farmi notare, con il motore spento dal cancello al parcheggio. Dopo cena ci attardammo lui ed io. Vicino alla porta c’era un vaso con delle vecchie piccozze, conoscendo la mia passione cominciò a parlarmi di montagna e poi mi accompagnò alla macchina. Al momento di andarmene lo salutai accendendo la rombante macchina provando a far finta di niente».

E poi c’è il tapis roulant arrivato a sorpresa a casa di Scherini «perché - racconta - con la sua mentalità aziendalista Berlusconi riconosceva il lavoro dei parlamentari più assidui e presenti alle votazioni. E io c’ero praticamente sempre in aula. Inaspettatamente arrivò questo grande pacco accompagnato da un biglietto: “Vedo che dedichi molto tempo al Parlamento e il fisico ne risente. Ti do una mano a tenerti in forma”. Lui era così. E quel biglietto lo conservo tra i ricordi cari».

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