«Siccità record, vigneti sotto stress. Ma per ora reggono»

L’inchiesta Salvetti (Fondazione Fojanini): «Registriamo le prime preoccupazioni, il quadro non è ancora tragico»

È proprio dei terrazzamenti retici il concetto di viticoltura eroica: lungo le pendici della Valle, i muretti a secco, immagine simbolo della provincia di Sondrio, sono il risultato di un intenso lavoro, fatto di sacrifici enormi, da parte di chi ci ha preceduto. Oggi, tuttavia, tale definizione assume anche significati nuovi, se si pensa agli sforzi a cui si stanno sottoponendo i vigneti valtellinesi, stante l’attuale siccità.

La situazione

Continua tra le viti attorno a Sondrio il nostro giro di approfondimento sulla crisi idrica. Come tiene a sottolineare Martino Salvetti, esperto del servizio difesa fitosanitaria della Fondazione Fojanini di Studi superiori, «la situazione non è delle migliori, ma per quanto riguarda i vigneti per ora abbiamo registrato soltanto prime preoccupazioni. Insomma, fortunatamente il quadro non si può definire ancora tragico».

Certo, «la carenza di piogge sta mettendo comunque a dura prova le piante: la vite non necessita di troppa acqua, a differenza degli alberi da frutto, ma in certi casi ora servirebbe iniziare a irrigare. Ed è davvero qualcosa di mai visto in provincia», conferma.

Già, perché tutto il sostentamento viene solitamente dalla pioggia, specie se equamente ripartita lungo tutto l’anno. Qualcosa di cui, quest’anno, chiaramente non si può parlare. «Basti pensare – aggiunge Salvetti – che dall’inizio di luglio ha piovuto soltanto una volta, lunedì 4, per un totale di 22 mm. E questo valore rappresenta, al momento, la totalità delle precipitazioni del mese».

In generale, dunque, «le acque nel 2022 si confermano scarsissime. La conferma viene dai sei mesi passati: in tutto ci sono stati 250 mm di pioggia, quando, di questi periodi, il totale si attestava sui 400/450 mm». Ed è così «fin dall’inizio, con un gennaio secco, dopo un dicembre 2021 altrettanto asciutto. A febbraio i livelli si sono confermati nella norma, mentre da marzo in poi abbiamo avuto solo settimane particolarmente siccitose».

Comparazione

Eppure, «possiamo dirci ancora fortunati: a differenza del nord del Piemonte, per dire, qui da noi ha piovuto un po’ di più. Si parla, tendenzialmente, nella stagione primaverile di 30/40 mm di precipitazioni contro i 15 di media registrati nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola», come spiega.

Nel concreto, comunque, quali sono le ricadute sui vigneti? «Dobbiamo innanzitutto considerare anche il fattore del clima. Fino ad aprile, l’andamento termico è stato nella media, in qualche momento addirittura sotto: la vite, in certi casi, stentava a fiorire per questo». Poi, di colpo, il caldo. «Sono state le temperature già estive di maggio a dare il via ad una fioritura rapidissima: se, di solito, è un mese nel quale si registrano i 16°C di media, quest’anno siamo saliti di ben quattro gradi», continua Salvetti.

«Non voglio, comunque, essere catastrofista – sempre l’esperto della Fondazione Fojanini –. La vite, a livello di apparato radicale, ha sempre saputo compensare queste situazioni di crisi idrica. Certo è che, con la siccità che avanza di giorno in giorno, qualche segnale di stress idrico già si sta manifestando».

Chissà come procederà la stagione. «Magari – conclude Salvetti – ad agosto avremo discrete precipitazioni, chi lo sa. È inutile, al momento, fare pronostici che poi vengono del tutto disattesi».

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