Sì ai medici no vax. Ma in ospedale
restano le mascherine

Le nuove misure Il governo ha reintegrato i sanitari. Rimangono invece le protezioni nelle strutture. La decisione di Moratti poi presa anche da Roma

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Salute Orazio Schillaci hanno anticipato la fine dell’obbligo vaccinale per i sanitari a oggi «alla luce dello scenario epidemiologico mutato e per far fronte alla carenza di medici». Una scelta che in provincia di Sondrio dovrebbe interessare una numero marginale di sanitari, non più di una dozzina. Confermato invece l’uso delle mascherine negli ospedali e nelle Rsa.

L’orientamento del governo sembrava diverso in merito alle mascherine, ma nel pomeriggio si è poi allineato alla scelta di mantenerle, come aveva anticipato la Lombardia. L’assessore regionale Letizia Moratti aveva autonomamente disposto per il mantenimento dell’uso della mascherina per chi lavora e per chi accede alle strutture sanitarie e socio sanitarie.

Chi si reca in ospedale, quindi, nelle Rsa, nelle Rsd, residenze sanitarie per disabili, a titolo di esempio, ma anche in altre realtà analoghe in cui si prestano servizi sanitari o socio sanitari, come gli ambulatori medici, dovrà continuare a proteggere le vie respiratorie con mascherine, almeno chirurgiche.

La decisione è stata assunta ieri mattina dall’assessore Moratti che sabato aveva convocato la cabina di regia sul Covid.

Ebbene, gli esperti si sono espressi per il mantenimento dell’uso della mascherina a scopo preventivo rispetto a malattie infettive come il Covid e l’influenza, capaci di incidere, non poco sul decorso di quadri clinici particolari in persone fragili.

«Prendo atto dell’autorevole parere espresso da virologi, immunologi, ed epidemiologi di chiara fama internazionale - ha detto ieri Moratti - e mi auguro che il Consiglio dei ministri segua la linea indicata dai nostri esperti». Cosa che il Cdm ha fatto poche ore dopo.

Esperti dai quali è giunta la «forte raccomandazione - è scritto nella nota stampa di ieri di Letizia Moratti -, supportata da evidenze scientifiche consolidate, di mantenere l’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie nelle strutture di cui si tratta con particolare attenzione ai visitatori, ai lavoratori, e alle situazioni di utenti in attesa di prestazioni, come, quelli in sala di attesa ambulatoriale o di pronto soccorso. Mentre per quanto riguarda la gestione dei contesti non assistenziali all’interno delle strutture sanitarie e socio sanitarie si richiama all’autonomia delle direzioni sanitarie».

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