Scialpinismo con poca neve. “Gran tour” a forte rischio

Sul Bernina A 2800 metri ci sono 50-60 centimetri rispetto ai soliti 6 metri E si teme per l’estate - Bianco Lenatti: «Temo che andrà ancora peggio»

Minata in partenza, la stagione dello scialpinismo sul gruppo del Bernina, in Alta Valmalenco. Quella che avrebbe dovuto scattare ad inizio aprile, per protrarsi fino alla prima settimana di maggio, e che invece quest’anno rischia di restare al palo complici i cambiamenti climatici.

Le richieste ci sono

«Abbiamo 50-60 centimetri di neve, al massimo, al rifugio, a quota 2813 metri, quando di norma se ne contano dai cinque ai sei metri - dice Giuseppe Della Rodolfa, guida alpina e da 13 anni a questa parte gerente il rifugio Marinelli Bombardieri, nel territorio comunale di Lanzada - e questo significa che per la pratica dello scialpinismo non ci sono le condizioni. Men che meno per effettuare il “Gran tour del Bernina”, la sette giorni in alta quota super gettonata dagli alpinisti d’oltralpe e che ha nel nostro rifugio e nella capanna “Marco e Rosa”, i suoi avamposti in Italia».

Lo stop alla stagione, invero, non è stato ancora decretato, perché né Giuseppe Della Rodolfa Bianco Lenatti, storico gerente la “Marco e Rosa”, a quota 3.609 metri, sempre sul Bernina, sono uomini avvezzi a gettare la spugna. Fino all’ultimo vogliono sperare, ci vogliono provare. Nella piena consapevolezza, tuttavia, dei limiti della situazione dettati dalle condizioni naturali della montagna. «Noi avremmo dovuto aprire il rifugio il 20 marzo - dice Della Rodolfa -, mentre saliremo sabato 1° aprile, e lo facciamo soprattutto perché abbiamo già parecchie prenotazioni da parte di stranieri che a differenza dei turisti italiani pianificano con largo anticipo il loro viaggio. Quindi saliamo per tener fede agli impegni presi, anche se questi alla fine potrebbero non essere rispettati dai turisti stessi per causa di forza maggiore. Ovvero per il fatto che la montagna non è praticabile. Con i colleghi svizzeri, sul cui territorio si affaccia il lato nord del Bernina, stiamo valutando con estrema cautela le condizioni dei ghiacciai e delle aree superiori ai rifugi, per capire se sono praticabili o no. E la grande incognita è proprio rappresentata dai ghiacciai, perché se privi di copertura nevosa, diventano pericolosissimi».

È proprio il lato nord, quello svizzero, il più problematico in questo momento anche se un po’ tutti i versanti, per effetto della mancanza di neve si fanno difficile da percorrere a causa dell’apertura di parecchi crepacci.

«Sopra i 3500 metri, quindi sopra la capanna Marco e Rosa - aggiunge Bianco Lenatti -, la neve è stupenda, ma sotto fra i 3000 e i 3500 metri ce n’è pochissima. E questo rende proibitiva la pratica dello scialpinismo. È un peccato perché comunque, fra aprile e inizio maggio, un certo giro l’abbiamo sempre avuto. Non dico frotte di persone, però un discreto movimento, tant’è che sempre storicamente abbiamo aperto e garantito il servizio. Stavolta, invece non so se apriremo. Io salgo giovedì 6 aprile e lo stesso giorno, sul versante nord, salgono anche i colleghi svizzeri ai loro rifugi. Poi se decideranno di tenerli aperti loro terrò aperto anch’io, altrimenti ridiscendo a valle».

Escursioni a rischio

Se però per Lenatti la stagione dei “Gran tour” è praticamente compromessa, nulla di buono si prevede per l’estate.

«Sarà ancora peggio - assicura -. Finirà che apriremo a giugno per ridiscendere a luglio, un po’ come accaduto lo scorso anno. Per carità, è già successo, perché sono cicli della natura che si ripresentano. Per esempio è accaduto nel 2003, e anche nel corso del secolo scorso, però qui viene il dubbio che si tratti di una tendenza, perché anche lo scorso anno eravamo a questo punto...».

E non solo i “Gran tour del Bernina” rischiano fortemente, ma le escursioni scialpinistiche in generale «perché chi sale, da Campo Moro, con gli sci in spalla, per più di tre ore per farsene solo una di discesa con gli sci ai piedi? - chiosa Della Rodolfa -? Nessuno».

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