Sci, non ci sono spiragli per aprire
E gli austriaci fanno retromarcia

Ancora troppi morti, il Governo non cede. Del Barba: «Basterebbe usare le precauzioni»

Niente sci. Almeno fino a gennaio. Non sulle Alpi italiane, ma neanche su quelle francesi, su quelle tedesche e austriache, seppure in quest’ultimo caso, con qualche eccezione. Sarà un turismo invernale diverso, slow e di prossimità, quello che si annuncia per le vacanze di Natale.

Ieri al tavolo di confronto tra il Governo e le Regioni, in vista del cosiddetto dpcm Natale, l’insieme di regole cui l’esecutivo sta lavorando e che dovrebbe entrare in vigore già da sabato, c’è stato poco spazio per la richiesta dei presidenti delle regioni di aprire gli impianti di risalita a favore di chi pernotta in zona prevedendo dunque di avere anche gli hotel a disposizione dei turisti. Il Governo non è intenzionato a cedere, non sugli impianti e neppure sulle strutture di accoglienza. Troppo rischioso aprire con numeri di decessi ancora comunque alti, nonostante curva dei contagi in discesa, e con davanti lo spettro della terza ondata pronta a travolgere tutto e tutti nell’ultima parte dell’inverno.

Una linea di estrema prudenza, dettata dall’esperienza estiva, su cui anche Francia e Germania sono del tutte intenzionate ad incamminarsi e che ha convinto anche la recalcitrante Austria a rivedere, almeno in parte, i suoi piani. D’altro canto i dati dei contagi, a giudizio del ministro della Salute Rudolf Anschober, sono ancora troppo alti. Nonostante le chiusure ieri si sono registrati infatti altri 3.033 nuovi casi, che portano il totale a quasi 55.000 contagiati. E dunque già oggi Sebastian Kurz dovrebbe annunciare lo stop al turismo durante le festività. Gli impianti di risalita, considerati alla stregua di mezzi di trasporto in Austria, saranno in funzione per i residenti e per chi dovesse andare a sciare in giornata, ma i ristoranti e gli alberghi resteranno chiusi.

Dal canto suo la Francia che non aprirà gli impianti di risalita intende adottare misure restrittive e dissuasive per impedire ai francesi di andare a sciare all’estero, in particolare in Svizzera e proverà, insieme a Germania e Italia, a convincere la Confederazione elvetica e anche la Spagna a non aprire le stazioni sciistiche.

E dunque l’Europa prova a fare quadrato contro il virus. Una posizione che in Italia continua a far discutere, anche all’interno della stessa maggioranza. «Sconcertano le notizie circa le intenzioni del Governo per il turismo invernale - dice l’onorevole morbegnese Mauro Del Barba di Italia viva -. Nessuno ha mai richiesto aperture indiscriminate dello sci. Sono state approvate precise linee guida con forti restrizioni per gli impianti: ci si aspetterebbe a questo punto che, come abbiamo già fatto per altri settori, le scuole, i parrucchieri, gli estetisti, il commercio, ci si cimentasse nel perfezionamento di queste regole o piuttosto si dicesse subito ed in maniera inequivocabile se vi è un accordo politico internazionale o peggio un pregiudizio politico. A cosa servono le regole se non ad applicarle?».

Del Barba si dice preoccupato: «Mentre gli operatori stanno investendo, rassicurati dai protocolli, per essere pronti a fornire ai cittadini gli stessi servizi di cui usufruiranno in città, si profila una sorta di lockdown per le sole stazioni turistiche. La chiusura degli impianti terrà interi paesi chiusi, che si consentano o meno aperture parziali e sicure. Parliamo di decine di migliaia di lavoratori, centinaia di migliaia di cittadini che subiranno più di altri una decisione che al momento risulta incomprensibile». Sulla stessa linea l’assessore regionale alla Montagna, Massimo Sertori.

«A quanto pare - commenta il legista - il Governo non intende riaprire gli impianti neanche con regole ferree. Sono molto preoccupato perché senza l’apertura natalizia per molte attività se ne va un terzo del fatturato. E’ dunque doveroso prevedere ristori adeguati per le attività danneggiate. Ristori da quantificare subito ed erogare in fretta».

Monica Bortolotti

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