«Scappati in tempo da Rodi in fiamme»

Castione Famiglia con tre figli in vacanza nell’isola greca: «Ore di viaggio per raggiungere l’aeroporto». Il direttore diceva che non c’era pericolo, poi il fuoco è arrivato in spiaggia. Abbandonati a noi stessi»

«Il direttore del villaggio continuava a ripeterci di stare tranquilli. Eppure, sentivo dentro di me qualcosa che mi diceva che la situazione di lì a poco sarebbe degenerata: per precauzione, non a caso, a due giorni dal rientro già avevo preparato i bagagli».

Bastava poco e quella che – almeno in origine – doveva essere una settimana di relax a Rodi sarebbe finita in tragedia. A salvare Marina Loro e Oscar Mozzi, coniugi di Castione Andevenno in vacanza con i figli Nicole, Rebecca ed Enea, è stata proprio la loro tempestività, nonostante le (finte) rassicurazioni: «Quando hanno iniziato a bruciarci gli occhi ho mangiato la foglia e ho capito che dovevamo andarcene al più presto».

Cielo di colore rosso, nubi nere cariche di fumo sospese per aria e fiamme che non risparmiano nemmeno un centimetro di vegetazione: le immagini che provengono da Rodi sono impressionanti. «A ripensarci ora, mi pare tutto incredibile. Soprattutto per il comportamento adottato dalla struttura: tutti sapevano, ma nessuno della direzione ha voluto metterci in guardia. Al contrario, ci dicevano solo e soltanto di stare calmi, perché - a detta loro - l’incendio non ci avrebbe mai raggiunti».

Peccato che, alla fine, verso il mezzogiorno di sabato le fiamme siano arrivate «alle porte di Kiotàri, dove alloggiavamo», a un’ora di viaggio dall’aeroporto dell’isola. «In quel momento, sul telefono ci è arrivata l’allerta della Protezione civile, a dimostrazione della gravità della situazione. Ma per l’albergo, ancora una volta, non era nulla di grave». Né una sirena, né un annuncio, «niente di niente», testimonia Marina.

«A quel punto, senza aspettare oltre, abbiamo preteso di lasciare la struttura, mentre c’era gente ancora in piscina. Credo sia facile immaginare il clima generale di panico nel momento in cui le fiamme hanno raggiunto la spiaggia».

Senza pensarci su troppo, «un animatore del villaggio ha caricato i miei bambini sul pulmino che ci ha condotti sino a un punto di raccolta, lontani dall’incendio. Lì siamo rimasti diverse ore, abbandonati a noi stessi, fino a quando un pullman – erano le 19 – ci ha portati all’aeroporto: pur avendo il volo quasi ventiquattr’ore più tardi, ci è parsa la sola condizione per metterci in salvo».

Ed è stato proprio così: nonostante mille peripezie – per fare neanche 60 chilometri di viaggio «abbiamo impiegato quasi due ore e mezzo: il fuoco ci ha costretti a percorrere strade di montagna», spiega la donna –, la scelta della famiglia di Castione è stata senza dubbio la migliore.

Non è purtroppo finita qui. «A Rodi, in aeroporto, il delirio: eravamo in migliaia, tutti stipati, senza neanche un goccio d’acqua né una coperta. Assistenza zero», denuncia. «Chi si è messo in salvo all’ultimo è arrivato stremato: penso agli anziani, costretti a camminare per chilometri con un caldo letteralmente infernale».

Domenica sera, infine, il ritorno a casa. «Alla fine, noi possiamo reputarci fortunati: pur avendola vista brutta, siamo riusciti a salvarci e a ripartire». Certo, sarà difficile dimenticare, specie per i bambini. «I miei figli hanno vissuto una situazione a dir poco drammatica. Io e mio marito, pur essendo i primi a temere per la situazione, siamo rimasti calmi: se si fossero agitati loro, sarebbe stata la fine».

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