Poca disciplina, pochi controlli
e niente termometri
I timori dei commercianti

Fase 2 Assalto ai bar e scarso rispetto delle regole. Esercenti e Confcommercio denunciano troppi abusi. Il problema dei termoscanner, obbligatori e introvabili

Entusiasmo da primo giorno di ripartenza. Forse troppo. All’indomani della riapertura delle attività commerciali in città, l’affollamento in alcuni bar del centro nell’ora dell’aperitivo, ma non soltanto, ha fatto storcere più di un naso.

A puntare il dito contro i tavolini super affollati, in una sproporzione evidente tra posti a sedere ed avventori a tutto vantaggio dei secondi sui primi, le distanze non rispettate e le mascherine pressoché assenti sono stati soprattutto i commercianti, non foss’altro perché, a dispetto del coprifuoco volontario cui la popolazione sondriese si sottopone a partire dalle 18,30, erano presenti a testimoniare comportamenti che soltanto maglie molto larghe nei controlli - «ma era il primo giorno di riapertura» prova a giustificare qualcuno - potevano, possono tollerare.

Presi d’assalto

Ma la cosa non è passata inosservata. In un clima di generale euforia, ma anche di cautela ieri mattina dai negozi della galleria Campello, a quelli di via Dante, passando per i bar di piazza Garibaldi e quelli sotto il campanile e pure in qualche post su facebook non si parlava che di quei due, tre bar presi d’assalto - «sotto gli occhi di tutti» - e in cui le regole, che tutti sono chiamati a rispettare, sono saltate. Con buona pace dei controlli, di quelli che però arrivano ad additare come assembramento la passeggiata di una famiglia.

«Qui ne va della salute di tutti - il commento stizzito tra i commercianti della galleria -. Senza contare che se risalgono i casi, poi dobbiamo chiudere tutti. E qui non tutti possiamo permetterci di stare a casa altri due mesi senza lavorare». Un appello alla responsabilità degli avventori, per lo più ragazzi, ma soprattutto degli esercenti chiamati per primi a far rispettare i protocolli stilati da Governo e Regioni per consentire la riapertura che, nel caso specifico dei tavolini all’aperto, parlano del distanziamento interpersonale di almeno 1 metro tra i clienti, con la sola eccezione dei casi di accompagnamento di minori di sei anni o persone non autosufficienti. Una distanza che può essere ridotta soltanto ricorrendo a barriere fisiche tra i diversi tavoli. E in nessuno dei bar in questione se ne sono viste.

Le regole

Ma proprio sulle regole da seguire si apre un nuovo fronte di polemica. A farsene portavoce è l’Unione del commercio e del turismo che parla di sproporzione tra gli obblighi cui sono sottoposti i pubblici esercizi e quelli in carico invece alla grande distribuzione.

Tra i doveri a carico degli operatori del settore ristorazione e dunque bar, pasticcerie, ristoranti, gelaterie e pizzerie, c’è anche quello della misurazione della temperatura corporea dei clienti che consumano al tavolo. Per farlo servono i termoscanner, reperibili nelle farmacie, nei negozi di prodotti sanitari e in altri punti vendita. Il problema è che di termometri a distanza in provincia non ce ne sono abbastanza secondo i risultati dell’indagine telefonica condotta direttamente dall’Unione.

«Riteniamo che questo obbligo - dicono a chiare lettere da via del Vecchio Macello - risulti non equilibrato rispetto ad altre tipologie di attività per le quali la misurazione della temperatura è soltanto raccomandata, come ad esempio la grande distribuzione. Invitiamo comunque gli operatori ad utilizzare il termoscanner, o ad approvvigionarsene con tempestività, nel caso non l’avessero e ad esporre all’ingresso del proprio esercizio, in un forma ben visibile, il cartello informativo con il quale si raccomanda alla clientela di non entrare nell’esercizio se si ha una temperatura superiore a 37,5°».

Comitato provinciale

Della questione si è occupato anche il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato ieri mattina dal prefetto Salvatore Pasquariello. «In considerazione della difficoltà attuale per gli esercizi commerciali di dotarsi di termoscanner, che risultano in vendita solo in minime quantità - fanno sapere al termine della riunione -, si è convenuto sia di sensibilizzare i cittadini ad utilizzare i propri termometri personali, sia di interessare la Regione Lombardia affinché fornisca precisazioni in proposito».

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