Pizza napoletana, alle Olimpiadi spicca un valtellinese

La storia Andrea Romagnolo, 28 anni, di Tirano si è classificato ottavo nella categoria gourmet «Arrivare a questo punto a 27 anni è una grande scuola»

«Ho iniziato, 17enne, con umiltà e tanta voglia di imparare. Per questo, essere arrivato soltanto dieci anni dopo alle Olimpiadi della vera pizza napoletana è per me qualcosa di incredibile».

Stiamo parlando del piatto simbolo di Napoli ed è proprio lì che, la scorsa settimana, ha portato alto il nome della Valtellina – e dell’intera Lombardia – Andrea Romagnolo, pizzaiolo di 28 anni originario di Tirano.

Trecento colleghi

Nella città partenopea si è confrontato con oltre 300 colleghi provenienti da ogni Stato – di fatto i migliori pizzaioli che ci siano, secondo le selezioni dell’Associazione “Verace pizza napoletana” – e si è qualificato nella top ten, all’ottavo posto a livello mondiale per la categoria Gourmet. «Non mi piace parlare di sfida – racconta –: le Olimpiadi, a mio parere, non sono una semplice gara, ma si tratta di una possibilità enorme di crescita e di confronto con altri colleghi, alcuni molto celebri, di tutto il mondo». Polacchi, statunitensi, turchi e brasiliani, ad esempio, giusto per menzionare alcune delle nazionalità dei selezionati.

Risale soltanto a un paio di mesi fa l’iscrizione alle selezioni regionali.

«L’ho fatto quasi per gioco, su invito di Corrado Scaglione», pizzaiolo molto noto. «La selezione di maggio consisteva nella preparazione di una pizza margherita – quella che Andrea definisce, senza tema di smentita, «la perfezione»- a partire dall’impasto preparato da ciascuno di noi. Davvero inaspettatamente sono arrivato primo».

Da lì, poi, è iniziata l’avventura partenopea, che è culminata con la competizione della scorsa settimana. «Sarei dovuto già andare a Napoli la settimana prima delle Olimpiadi in ferie, soltanto che, per diversi motivi, ho dovuto poi rinunciare. E invece, insomma, in un modo o nell’altro lì dovevo andarci: il capoluogo campano aspettava me, diciamo così».

Le prove

La giornata di lunedì «ci ha visti impegnati – prosegue – nella preparazione dell’impasto per cuocere, il giorno successivo, la vera pizza napoletana. Martedì, oltre a questa prima gara, abbiamo preparato l’impasto della pizza gourmet per la selezione del mercoledì». Al termine delle diverse fasi, il 6 luglio si è tenuta la premiazione nel corso della serata di gala.

Nel capoluogo, il giovane pizzaiolo è molto conosciuto: negli ultimi cinque anni, infatti, il suo regno è stato il forno della pizzeria “Da Frenck” in località Cà Bianca, alle porte di Sondrio. Ora, invece, da circa un mese, ha intrapreso un nuovo percorso lavorativo a “La Terrasse du Suisse”, ristorante nel cuore di Poschiavo, a pochissima distanza da Villa di Tirano dove risiede.

«Cambiare è stata una sfida, sicuramente inattesa, per poter continuare a crescere e migliorare. Certo, però, a Sondrio ho lasciato il cuore: aver lavorato in questi anni nella pizzeria “Da Frenck” è stata un’esperienza davvero importante per me».

Una vera e propria fortuna «è stato poter contare sull’amicizia e sulla collaborazione di Ivano – Castelli, il proprietario del locale alla Cà Bianca – e di Patrick Ippolito, che in questi anni mi ha affiancato e che ora porterà avanti la pizzeria». “Da Frenck” «è stata per me come una seconda casa: abitandoci sopra, tra l’altro, spesso e volentieri mi è capitato di scendere alle 2 di notte per provare nuovi impasti in tranquillità. La passione è davvero l’ingrediente più importante».

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