Picchiata e segregata dopo le nozze combinate. Arrestati marito e suocera arrestati

Giovedì i carabinieri hanno fatto irruzione dopo la denuncia dei parenti della ragazza

Sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Questi i reati contestati in flagranza dai Carabinieri della Compagnia di Sondrio a due cittadini di origini pakistane, madre e figlio, di 52 e 24 anni, residenti a Sondrio da alcuni anni, rei di aver letteralmente soggiogato la rispettiva nuora e moglie.

La sventurata, di 24 anni come il marito, era stata obbligata a sposarlo quattro anni fa, attraverso una piattaforma social network.

Si era unita in matrimonio a scatola chiusa con quest’uomo, come pare sia in uso in questa cultura, senza minimamente conoscerlo e senza averlo visto mai di persona. Glielo avevano imposto, probabile per il solo fatto che fosse noto alla famiglia, in quanto cugino, e per il fatto che apparisse del tutto in grado di mantenere una futura famiglia avendo un regolare lavoro come magazziniere.

I militari del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sondrio, guidati dal maggiore Nicola Saverio Leone,giovedì sono piombati in casa di questa famiglia cogliendo completamente in castagna la mamma e il figlio, “aguzzini” della poveretta. Una volta approdata in Italia, nell’ottobre dello scorso anno, dopo quattro anni di matrimonio per nulla consumato, la giovane ha scoperta la realtà. Perché una volta giunta in casa, a Sondrio, in un quartiere che i militari non hanno voluto precisare anche se non si tratta della Piastra, la neosposa ha capito che quello era l’inizio della sua fine.

Perché il marito l’ha, sì, conosciuto, ma la convivenza, assicurano i militari in una nota diffusa ieri «è stata subito difficile a causa della contestuale presenza nell’abitazione coniugale dei suoceri e di due cognati. Più che difficile, opprimente, per via dell’assillante ingerenza della suocera che ha costretto la giovane a condurre un vita di privazioni, senza che le venisse data la possibilità di uscire di casa, né di avere alcun contatto con le persone estranee al ristretto gruppo parentale. Imparare l’italiano, al pari, non era cosa da contemplarsi».

Insomma, la giovane è stata costretta a vivere, per sei mesi, in questo stato di sottomissione e di segregazione totale, di fatto obbligata a svolgere solo faccende domestiche. E non è finita, perché, a un certo punto, sono iniziate le botte. Suocera e marito hanno cominciato ad usare le mani evidentemente non soddisfatti dei servigi della giovane o, magari, innervositi dalle sue reazioni.

Scarse, perché, in quello stato, non è che la neosposa potesse fare molto, tuttavia, nei rari momenti di autonomia in cui riusciva a telefonare di nascosto ai propri genitori in Pakistan ha chiesto aiuto.

Lo deve aver fatto più di una volta, fino al punto che i familiari, seriamente preoccupati, hanno chiesto a un loro parente, che risiede al di fuori della provincia di Sondrio di rivolgersi ai Carabinieri per far cessare quelle terribili angherie.

Così il parente ha fatto e immediatamente i militari del Norm e della Stazione di Sondrio, giovedì pomeriggio, si sono recati all’indirizzo fornito e hanno scoperto la situazione drammatica in cui viveva la giovane donna.

Lo stato di segregazione in cui viveva la ragazza era evidente così come i maltrattamenti. Una situazione tale da spingere la giovane, appena visti i carabinieri all’ingresso, ad avvinghiarsi a uno di loro piombando in un fragoroso e naturale pianto liberatorio.

A quel punto la giovane sposa è stata portata in caserma e, con l’ausilio di un’interprete, ha narrato al personale femminile le vessazioni subite in questi mesi, dopodiché è stata affidata al parente che ne aveva denunciato il sequestro.

La suocera e il marito, invece, si trovano la prima al Bassone di Como, il secondo in carcere a Sondrio, in attesa dell’udienza di convalida.

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