Patrigno manesco dal giudice: «Diceva parolacce. Le ha prese»

Interrogato il 25enne che ha picchiato un bambino d 7 anni. Il pm lo vuole in cella. Il giudice si è riservato di decidere : «È molto infantile».

Non ha ancora realizzato la gravità del suo gesto. Aver alzato le mani sul figlioletto della compagna, probabilmente era il solo modo che conosceva per “educarlo”. «Sì, perché diceva troppe parolacce e visto che non mi dava ascolto e non la smetteva, gli ho dato una lezione». Suona più o meno così la “verità” raccontata ieri mattina al giudice Pietro Della Pona dal giovane patrigno (in realtà è - anzi, era - solo il compagno della madre), finito in carcere nei giorni scorsi con l’accusa di maltrattamenti e lesioni aggravate, nonchè calunnia. Al bambino di soli sette anni, ha procurato lesioni giudicate guaribili in 20 giorni. Lo ha preso a schiaffi, lo ha colpito addirittura con un tagliere in legno e poi, dopo averlo riempito di botte e lividi, lo ha fotografato e ha spedito lo scatto alla madre, che era fuori casa per lavoro: «Guarda come hanno ridotto tuo figlio a scuola, è arrivato a casa in queste condizioni».

Rincasata, la madre quella sera decise di portare il bambino in pronto soccorso raccontando la storia che il convivente le aveva propinato. E non era nemmeno la prima volta che le diceva che il bambino si era fatto male: a volte era caduto dalle scale, altre dalla motoretta... Insomma, un ragazzino vivace, ma così sveglio da capire che sarebbe stato meglio per lui tenere la bocca chiusa («Se dici qualcosa ti picchio ancora più forte»): «Sì, dottore, mi ha picchiato un mio compagno di scuola», avrebbe detto al medico del pronto soccorso che nel vedere quei lividi ha subito mangiato la foglia. E ha avvisato la Questura di Sondrio. Il resto è cronaca: nel giro di poche ore la Procura è stata informata e sono partire indagini tese ad appurare chi avesse picchiato quel bambino che nel frattempo era stato trattenuto in ospedale (sei giorni di degenza per lui). La scusa propinata dal patrigno non ha retto e il bambino, sentito dal pm Elvira Antonelli alla presenza di uno psicologo, ha aperto il libro e ha raccontato di come più e più volte fosse stato percosso.

La Procura ha chiesto che il 25enne resti in carcere (per adesso è in cella e la madre del bambino dopo averlo denunciato, una volta resasi conto della situazione, lo ha pure sbattuto fui casa), mentre il giudice si è riservato. Il difensore - Giuseppe Tarabini - ha invece chiesto gli arresti domiciliari. Quello che traspare dalle indagini in corso è che il 25enne sembra così infantile da non aver (ancora) realizzato la portata della sua scellerata reazione.

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