Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 28 Marzo 2017
«Non abbiate paura , c’è chi vi può aiutare»
Il neonato Telefono Donna di Sondrio. Un numero dedicato per le vittime di ogni violenza
Ora è tempo di fare. Non siamo perfette, ma dobbiamo superare i blocchi che talvolta ci prendono, non dobbiamo rinunciare a ciò che vogliamo, sentire sensi di colpa se non ce la facciamo. Non dobbiamo sentirci inadeguate. Abbiamo grandi capacità di empatia, organizzazione dei tempi, senso del sacrificio. Confrontiamoci e aiutiamoci».
È questo il messaggio che la pluripremiata attrice nata a Sondalo, Valentina Capone, ha voluto lanciare sabato sera e, ancora domenica, al momento di teatro collettivo che si è tenuto al palazzetto dello sport.
“Stasera non posso!” è il titolo di quello che sarebbe riduttivo definire solo una performance teatrale, perché è stata di più: una sorta di conferenza-spettacolo con l’interazione con il pubblico per far passare l’importanza della realizzazione di un progetto che sia esso di vita, di famiglia, di lavoro, di sport. Un lavoro nuovo per Valentina che, nel dibattito che è seguito, ha rivelato cosa le stia succedendo dentro, professionalmente e umanamente.
«Dopo 25 anni di attività, non mi basta più solo la scena - ha svelato - Prima era sufficiente che il pubblico si emozionasse di fronte ad un mio spettacolo, ora ho bisogno che capisca. Vorrei che ci prendessimo per mano e che fossimo utili l’uno per l’altro. Serate come queste, che mi piacerebbe ripetere in Valtellina, mi riempiono di soddisfazione perché mi danno un senso di profondità e validità sociale».
E per toccare le corde delle donne presenti (la maggioranza, con qualche uomo), Valentina ha recitato e dialogato alternando registri molto diversi, sfiorando la commedia e la tragedia, passando per la semplice narrazione, sempre con ironia e autoironia.
Particolarmente riuscite le scene in cui l’attrice, che ha saputo affermarsi professionalmente nel panorama nazionale, ha raccontato le dolorose vicende delle donne della classicità, Antigone e Medea, da cui ha tratto spunto per il suo messaggio. Antigone è la donna che ascolta il cuore e la testa e che, con tenacia, porta avanti il suo obiettivo, nonostante l’assenza di appoggio della sorella che si tira indietro per senso di inadeguatezza.
“Donne, non abbiate paura. Rivolgetevi a Telefono Donna Sondrio in caso di bisogno o alle autorità”. L’appello è arrivato al dibattito desiderato e organizzato da Valentina Capone per proporre un momento di sensibilizzazione sul tema della violenza alle donne.
Moderati con delicatezza dal sindaco di Lovero, Annamaria Saligari, gli interventi sono serviti a illustrare il panorama provinciale delle “risposte” ai bisogni delle donne in difficoltà. In particolare l’esperienza del neonato Telefono Donna di Sondrio, creato per contrastare la violenza e aiutare le donne sfruttando la competenza di operatrici che già lavoravano sul territorio.
«Il centro è composto da sole donne - ha precisato la psicologa Elena Simonini -, perché in un momento drammatico, la donna preferisce rispecchiarsi in un’altra donna. Abbiamo pubblicato una brochure dove spieghiamo i diversi tipi di violenza (fisica, psicologica, economica, sessuale, stalking, intrafamigliare e sul lavoro) e i numeri ai quali rivolgersi (cell. 335-346178)».
La collega, Silvia Giana, ha spiegato come funziona l’accoglienza. Una donna telefona, le operatrici l’ascoltano e poi propongono un colloquio in sede, dove si fa una valutazione del rischio. «È importante lavorare sulla consapevolezza delle donne, che spesso non si rendono conto di essere in pericolo - ha affermato Giana -. In équipe valutiamo quando è necessario offrire un intervento psicologico, legale o un allontanamento».
«Offriamo cinque colloqui gratuiti per le situazioni più semplici, dieci per quelle più delicate. Spesso si rivolgono a noi donne che sanno che la violenza è reato, che è sbagliato ciò che hanno subito. Molte volte sono indipendenti economicamente o hanno una famiglia che le aiuta. Ma ci sono anche situazioni complesse come quella di una madre che è stata allontanata con il minore in un centro fuori provincia».
La psicologa ha spiegato il significato di “cerchio della violenza”, cioè inizialmente c’è un conflitto che aumenta fino all’esplosione con uno o più atti di violenza, e di “fase luna di miele” quando l’uomo fa propositi di cambiamento, promette che non succederà mai più e chiede perdono alla compagna. «La donna viene attirata come le api sui fiori e spera che non succederà più, ma non è così – ha aggiunto -. Le donne, su cui i maltrattanti si agganciano, sono donne che hanno relazioni di dipendenza affettiva. Gli uomini mancano di empatia, non si sintonizzano con la parte emotiva della donna, sono manipolatori».
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