Negozi in crisi
vendite in calo
«Servono aiuti»

Indagine I commercianti: «Perso il 30-50 per cento»

Centri cittadini semivuoti, bollette in deciso aumento e consumi in forte calo. Oltre ad una stagione turistica che, archiviate le vacanze natalizie, proprio non riesce a decollare. Un lockdown di fatto quello che caratterizza l’inizio di questo 2022 che sta mettendo in ginocchio interi settori del commercio: dall’abbigliamento alle calzature, dalla ristorazione ai pubblici esercizi.

Centro deserto

Nello scenario spettrale di Sondrio, non dissimile dalle altre realtà, desertificato dall’ondata di contagi Covid a levarsi è il grido d’allarme dell’Unione commercio e turismo che sulla base dell’indagine svolta sull’andamento dei consumi e della stagione invernale in questo inizio d’anno chiede aiuti adeguati e urgenti per far fronte alle difficoltà delle imprese, per la tenuta socio economica dell’intero sistema.

«Siamo di fronte ad un lockdown di fatto» dice la presidente Loretta Credaro . Difficile darle torto. Le vie del centro riescono a rianimarsi con qualche fatica soltanto il sabato, tra il mercato del mattino e la ricerca di svago della sera che vede protagonisti soprattutto i più giovani. Ma i saldi sono pressoché fermi, il commercio stenta e bar e ristoranti languono nuovamente svuotati dall’utilizzo massiccio dello smart working.

«Le attività hanno dimostrato una grande resilienza nell’affrontare la crisi epocale in atto, ma in questa fase durissima rischiano di non farcela più - evidenzia Credaro che con la propria giunta ha affrontato un’attenta analisi della situazione in corso -. Dalle nostre categorie giunge un forte grido di allarme e occorre fare presto, perché tante attività sono a rischio tenuta a causa del drastico calo di lavoro e dell’aumento vertiginoso dei costi di gestione, in particolare dei rincari di energia e materie prime».

Che le imprese siano in una situazione di estrema tensione e incertezza risulta chiaro dall’indagine sull’andamento dei consumi e delle presenze turistiche dell’Unione. La rilevazione è stata condotta contattando un campione di circa 300 imprese attive in provincia (tessile-abbigliamento e calzature, ristoranti e bar, ricettività turistica).
Particolarmente sofferenti, oltre ai bar cittadini, sono i negozi.

«I saldi invernali non hanno risollevato le sorti di un periodo difficile - l’analisi dell’Unione -: oltre il 50% dei commercianti del settore tessile-abbigliamento e calzature ha evidenziato un andamento negativo e, di essi, circa la metà ha lamentato un calo almeno del 30%, con crolli anche del 50%. C’è meno gente in giro a causa dell’emergenza sanitaria, che scoraggia gli acquisti nei negozi fisici, dando per contro una notevole spinta agli acquisti online. La situazione è spesso drammatica».

Quadro preoccupante

Anche perché chi già traballava prima, ora rischia di cadere definitivamente con tutte le ricadute anche sulla tenuta dell’intera comunità.

L’unica strada possibile per garantire una solida ripresa è ripristinare un clima di fiducia.

«In tutti i settori esaminati - conclude la presidente Credaro - permane un clima di forte difficoltà e incertezza, mentre crescono i problemi nella gestione e organizzazione del personale e lievitano i costi. Per esempio, in alcune strutture alberghiere molti dipendenti sono risultati positivi e si è dovuto chiudere, perché non si sono trovati altri lavoratori da assumere. Una situazione molto dura da fronteggiare e che richiede attenzione e sostegni tempestivi e adeguati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA