Mancano in 250 tra docenti e personale. «Così per due mesi»

Scuola Anno iniziato con i soliti problemi di organico. Per tappare i buchi si deve attendere l’esito del concorso

La prima campanella è suonata, ma all’appello mancano 150 insegnanti, soprattutto nelle scuole medie e superiori. Cattedre tuttora scoperte e senza un titolare, cui si aggiunge un altro centinaio di posti scoperti tra il personale Ata (Amministrativi, tecnici e ausiliari). In larga parte bidelli. Ma non è finita: mancano anche 15 i Dsga (Dirigenti dei servizi generali e amministrativi). Il che significa che metà delle istituzioni scolastiche della provincia - sono 31 - al momento devono arrangiarsi senza poter disporre di questa figura, che ha un ruolo cruciale nelle segreterie delle scuole essendone a tutti gli effetti capo e responsabile.

Il punto

Questi sono i dati resi noti dalle forze sindacali del comparto scuola del territorio da noi interpellate. «Ci sono più ombre che luci sull’inizio di questo nuovo anno scolastico, decisamente in salita - dice Antonella Turcatti, segreteria generale della Flc Cgil -. Sul fronte del personale, sia docente che Ata, sono oltre 250 i posti vacanti». Senza contare gli spezzoni d’orario.

Ma c’è un distinguo da fare analizzando le cattedre scoperte dei docenti, come sottolinea anche dalla Cisl Scuola la segretaria generale Elisa Ripamonti: «All’interno di questi 150 posti vacanti, ci sono quelli che - come si dice in gergo scolastico - sono stati “accantonati”, in attesa che si concluda il concorso straordinario bis, operazioni che termineranno alla fine di ottobre». In altre parole, questi posti - che sono una sessantina e riguardano docenti che, se vincitori, entreranno in ruolo nella scuola media o superiore - non saranno assegnati ai titolari fin tanto, che la procedura del concorso non sarà evasa. Dovranno essere assegnati a supplenti temporanei.

Due mesi

Quindi «l’organico sarà completo solo a novembre» convengono Turcatti e Ripamonti. Cioè a concorso concluso. Per questi posti accantonati, inoltre, «al momento i dirigenti non possono assumere ancora i supplenti, poiché si attendono indicazioni dall’Ufficio scolastico regionale della Lombardia su come redigere i contratti». Sono per lo più di insegnanti di materie scientifiche (matematica, fisica, chimica, biologia), di indirizzo alle superiori (informatica, elettronica, meccanica), ma anche di italiano, latino, storia e geografia, oltre a lingue straniere (inglese in particolare alle superiori).

Secondo le associazioni a difesa della categoria, molteplici i fattori che stanno alla base di questa situazione ingarbugliata, mancando tra l’altro «diverse nomine da fare sul sostegno nella scuola primaria e all’infanzia, dove sono state solo parzialmente evase» dichiara Ripamonti.

Anzitutto «il nostro territorio, professionalmente parlando, non è appetibile: siamo distanti da tutto. Trasferirsi qui non è semplice, a maggior ragione in un momento di forte crisi economica come quella che sta vivendo il nostro Paese» sostiene Turcatti. È altresì vero che fare l’insegnante non è una professione che attira i giovani: «Dal punto di vista economico, oltre che per status sociale, non è più considerata una professione gratificante, sebbene svolga un ruolo fondamentale per la crescita delle future generazioni».

«L’insegnamento viene preso in considerazione come professione di ripiego - prosegue Ripamonti -. A causa della crisi, con la chiusura di diverse imprese, ci sono lavoratori e professionisti che hanno intrapreso la carriera di insegnante. Ma stiamo parlando di persone ultra quarantenni, con famiglia e progetti di vita già avviati. E nella scelta di una cattedra sta pesando anche la distanza da casa per il caro carburante».

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