
(Foto di gianatti)
Politica Nove assessori e presidente del consiglio. Scaramellini e l’equilibrio tra le forze della coalizione. Dentro Piasini e Del Marco, difficilmente ci sarà Forza Italia
Giunta comunale, sindaco e liste già al lavoro e primi rumors sul possibile esecutivo. Nessun riposo per Marco Scaramellini, il primo cittadino rieletto dalle urne di domenica e lunedì che a percentuali archiviate - e definiti con la precisione dell’ufficialità i voti presi da ciascun candidato consigliere - è alle prese con la composizione della squadra di governo con cui guiderà il capoluogo per i prossimi cinque anni.
Un rompicapo non facile da risolvere, neppure per chi ci è già passato - ma cinque anni fa c’era un partito in meno (Fratelli d’Italia non entrò in consiglio) - fatto com’è di equilibri politici, risultati elettorali e obblighi normativi, come quello della rappresentanza di genere.
L’obbligo di contemplare tra i nove assessori almeno quattro donne complica il quadro visto che non in tutte le liste dell’alleanza tra coloro che hanno ottenuto più preferenze, e che quindi a rigor di logica dovrebbero essere “promossi” in giunta, ci sono rappresentanti femminili.
Le caselle da riempire complessivamente sono dieci: nove assessori più il presidente del consiglio che, da un punto di vista puramente economico - e viste le nuove indennità si tratta di un aspetto tutt’altro che trascurabile - è equiparato agli assessori. Tra questi ultimi è compreso anche il vice sindaco il cui “valore”, dal punto istituzionale, di prestigio, di responsabilità ed economico, è superiore agli altri. Dettaglio che potrebbe pesare nella definizione degli equilibri interni, come confermerebbero alcune voci girate dopo i primissimi confronti secondo cui il ruolo di vice potrebbe andare ai Popolari retici - in pole position il più votato, Ivan Munarini.
Il movimento federalista pur avendo avuto una percentuale inferiore di consensi ha comunque eletto tre consiglieri al pari di Fratelli d’Italia e Lega e potrebbe dunque reclamare un uguale numero di assessori. La poltrona più prestigiosa dopo quella del sindaco potrebbe convincere i Retici a fermarsi a un componente.
Ai due partiti di Meloni e Salvini (il primo ha prevalso sul secondo di 21 voti e meno di un punto percentuale) andrebbero due assessorati ciascuno o un assessorato e la presidenza del consiglio per uno dei due. Fratelli d’Italia non ha eletto direttamente alcuna donna e dunque dovrebbe partecipare alla giunta con due uomini - sicuramente Simone Del Marco, il più votato e uno tra Francesco Romualdi e Corrado Pini -, mentre la Lega, che entrerà con l’ex presidente del consiglio Maurizio Piasini (123 preferenze) può contribuire alla rappresentanza di genere con Barbara Dell’Erba (100 voti per lei) o con Lorena Rossatti (92 voti), entrambe uscenti.
Secondo questa ripartizione rimarrebbero altri 5 posti a disposizione da coprire con almeno tre donne e tre liste da cui attingere: Sondrio viva, la più votata (21,64%), Sondrio liberale (6,39%) e Forza Italia, la meno votata con 266 preferenze (2,89%). Difficile che il partito di Berlusconi riesca ad ottenere un posto in giunta, a meno che gli altri due partiti dell’alleanza non rinuncino.
Complicata dall’esito delle preferenze anche la posizione di Sondrio liberale, i cui due più votati sono uomini. Se il posto in giunta andasse a Andrea Massera o a Francesco Venzi, allora sarebbe Sondrio viva a dover portare nell’esecutivo tre donne, limitando però ad un solo rappresentante di sesso maschile l’ingresso in giunta.
Un problema, visto che il più votato, davanti anche agli assessori uscenti Michele Diasio e Carlo Mazza, è la new entry Demetrio Viglianisi.
Salda la posizione di Francesca Canovi, la più votata della coalizione per la quale non stonerebbe neppure il ruolo di vice sindaco, tra coloro che hanno preso più preferenze in lista ci sono anche Patrizia Benini e l’ex assessore a Istruzione e cultura Marcella Fratta. Sistemata così la rappresentanza di genere, si aprirebbe il problema degli uomini della compagine con Diasio e Mazza a rischio o a giocarsela per un posto. Sempre che per Sondrio liberale non sia trovata una soluzione fuori dall’esecutivo, così da consentire a Sondrio viva di avere cinque posti o che, altro caso, Fratelli d’Italia e Lega non rinuncino a una poltrona. Il passo indietro della Lega rimetterebbe però in discussione la rappresentanza di genere, costringendo a rivedere tutto. Un rompicapo che Scaramellini dovrà risolvere entro il 7 giugno.
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