Libreria chiusa, no aperta:
«Clienti fuori, i libri li diamo noi»

«Dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, noi saremo dentro.Chiedete e vi serviremo»

Sondrio

«Libreria aperta? Libreria chiusa? Diciamo che siamo scese a un compromesso. Dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, noi saremo dentro. Non potremo farvi entrare, ma possiamo, mantenendo le distanze e munite di sciarpa e guanti, uscire noi a portarvi i libri che ci avete ordinato prima, magari al telefono».

È il messaggio che, Maria Grazia Vanini, brillante libraia di Sondrio, col primato di essere stata la prima donna diplomata geometra della nostra provincia, ha consegnato martedì al proprio profilo Facebook, d’intesa con la figlia Viviana. «Eh sì, - commenta Maria Grazia, gerente della libreria Il Faro - cos’altro possiamo fare? Dobbiamo cercare di sopravvivere a questo coronavirus, almeno sforzarci. Né io né mia figlia abbiamo intenzione di far parte della cerchia di coloro che, magari, sono anche costretti a chiudere l’attività in seguito a questa emergenza. Ci hanno detto che lunedì si apriva e allora avanti a predisporre tutto l’occorrente. Poi è arrivata la batosta che, in Lombardia, no, non si apre, troppo pericoloso. Chiaro che tutta questa incertezza non ci fa bene, ci far salire la febbre senza bisogno del coronavirus». Ma Maria Grazia, che non trova per nulla limitante il fatto di avere 80, stupendi, anni, non si è data per vinta. Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto, si è detta.

«Non ho nessuna intenzione di star qui a subire la cosa, anche se ho un tot di anni, - insiste -. Le prescrizioni, le regole, le seguiamo tutte. Il 10 marzo ci hanno detto di chiudere e abbiamo chiuso. Ci hanno detto di stare in casa e stiamo in casa, anche se è massacrante, mi si creda, anche per una persona anziana, non poter fare due passi, prendere una boccata d’aria, è dura. Però, ora, i nostri clienti vogliamo provare a servirli lo stesso, fino al 3 maggio, quando speriamo di poter riaprire».

Maria Grazia e Viviana sono dentro la libreria, chiusa. Sistemano, ordinano, puliscono. I clienti possono telefonare e chiedere un volume. Arrivano all’ingresso, bussano, ma non entrano.

Sono loro, le gerenti, a portare all’esterno il libro, mascherina e guanti indossati, distanza di 1,80 metri garantita e ad appoggiarlo nei pressi della vetrina. Il cliente appoggia i soldi a sua volta e, loro, o li raccolgono e, nel caso non siano già contati, rientrano e riportano fuori il resto. «È un po’ macchinoso il tutto, però, dobbiamo rispettare le regole e, su questo, non transigiamo -. Per il resto funziona. Facciamo anche consegne a domicilio o spedizioni di ordini online. L’unico problema è che possiamo fornire solo quello che abbiamo già in casa, perchè non ci arrivano le nuove forniture. E’ tutto bloccato. Gli editori non producono, non si stampa, non si consegna. La situazione è drammatica. Noi non incassiamo un soldo da un mese, e non andrà granchè meglio almeno fino al 3 maggio. Poi, magari, l’editoria rifiorirà proprio grazie e sul coronavirus. Chissà quante trame letterarie vi si potranno innescare». 

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