Le accuse dal falso profilo. Piasini: «Non c’entro nulla»

Facebook Il presidente del consiglio comunale nega di essere l’autore «Fatico a credere che Parolo possa dubitare di me. Ho interessato un legale»

«Ho appreso con un certo stupore che qualcuno adombra il dubbio che possa essere io la persona dietro il profilo Facebook di tale Lombardo. Tengo in merito a dichiarare la mia totale estraneità ai fatti. Poiché è mio interesse che venga accertata quanto prima l’identità della persona che si cela dietro tale profilo, ho conferito incarico al mio legale di procedere ad assumere tutte le iniziative idonee in tal senso oltre che ad attivarsi in tutte le sedi per tutelare la mia immagine e onorabilità».

La replica

Maurizio Piasini, il leghista presidente del consiglio comunale di Sondrio, rompe il silenzio dietro cui si era trincerato l’altro giorno, ma solo per urgenti motivi familiari, e risponde così a chi, Ugo Parolo ed Ezio Trabucchi, dirigente del Movimento per il Morelli, con le loro descrizioni avevano portato a ritenere che potesse essere lui la persona che si celava dietro il troll Giuseppe Lombardo che per lungo tempo ha fatto incursioni sulle pagine Facebook di amministratori e politici valtellinesi con attacchi pesanti e denigratori.

I due avevano indicato in M.P. le iniziali di chi si celava dietro Lombardo, tratteggiandolo come un leghista con un ruolo in consiglio comunale e in Regione cosa che aveva portato nella direzione di Piasini pur in assenza di denunce.

«Fatico a credere che l’onorevole Ugo Parolo, con cui ho condiviso per vent’anni battaglie politiche e campagne elettorali e con il quale ho avuto un cordiale e franco colloquio telefonico in mattinata (ieri mattina, nda), possa dubitare della mia integrità - sostiene Piasini -. Al contempo mi sarebbe piaciuto che i dirigenti del Movimento per l’ospedale Morelli avessero usato lo stesso zelo e la stessa decisione nei confronti dei post nei quali in passato si sono gravemente insultati e rivolte pesantissime minacce (anche di morte) nei confronti di esponenti politici locali».

Giuseppe Lombardo nel tempo si è “divertito” con attacchi al Pd sulla pagina ufficiale del partito e su quelle personali dei suoi esponenti più di spicco, al movimento per il Morelli e, in particolare a Giuliano Pradella, ma anche con commenti tutt’altro che lusinghieri nei confronti dell’onorevole leghista Parolo e pure di Fratelli d’Italia sulla delicata questione delle concessioni idroelettriche, e svariati altri rivolti a chiunque esprimesse un’opinione non in linea con la sua visione soprattutto su alcuni temi sensibili come quelli, appunto, dell’idroelettrico e della sanità.

Al momento, chiunque si nasconda dietro quel Giuseppe Lombardo, non essendo stata formulata alcuna querela - «ogni iniziativa giudiziaria sarà valutata dopo le elezioni per tenere fuori il Movimento dalla campagna elettorale» fa sapere Trabucchi -, deve rispondere semplicemente di correttezza ed opportunità politico-istituzionale.

«Il falso profilo - testimonia Pierluigi Morelli del Pd una delle “vittime” del troll -, interveniva spesso nelle discussioni o sotto i post altrui con toni accesi. Magari non con un linguaggio particolarmente volgare, ma con una dovizia di particolari che era sospetta. Interveniva soprattutto sulle questioni legate a sanità e idroelettrico cercando di contrastare le nostre denunce e buttandola in “caciara” per favorire l’intervento di altri leghisti e alzare ulteriore polverone». Anche il segretario provinciale del Pd Michele Iannotti è uno dei molestati da tal Lombardo «tanto che - dice - a un certo punto l’ho bloccato».

Dispregiativo

Oltre a non aver risparmiato il collega di partito Parolo - se sarà confermato che Lombardo è un leghista -, accusato di aver fatto poco o nulla per il suo territorio e più volte appellato con il dispregiativo «un Parolo», Lombardo se l’è presa anche con Fratelli d’Italia e con Jonny Crosio quando l’ex leghista è passato con Giorgia Meloni. «Cari valtellinesi e valchiavennaschi dovete sapere che Fratelli d’Italia difende le richieste dei concessionari delle dighe - si legge in uno degli screeenshot sopravvissuti alla cancellazione del profilo da Fb (ma altri ce ne sono) -. Niente gare ma continuità in modo che nel nostro territorio non rimanga nulla. Forse a Roma non sanno neanche com’è fatta una diga. Vergogna. Giù le mani dalle nostre acque».

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