La fuga dagli ospedali della provincia
In quattro anni “persi” cento medici

Sanità Passano alla libera professione o alla sanità privata. Valtellina fra le più penalizzate

È in atto una sensibile perdita di attrattività, per i medici della sanità pubblica ospedaliera, con drenaggio di professionisti verso la medicina generale (dove tra l’altro vi sono scoperture tali per cui sono attesi a braccia aperte), la sanità privata e la libera professione.

L’analisi

Lo dicono i numeri delle dimissioni di medici ospedalieri registrate dal 2016 al 2020 nelle Asst e negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico lombardi, censiti nello studio condotto da Anaao Assomed Lombardia, l’associazione dei medici dirigenti ospedalieri, il sindacato più rappresentativo di questa categoria. Nella nostra provincia sono stati 96.

Una categoria che, piano piano perde pezzi, se solo si pensa che nel 2020 in Lombardia si è toccato il picco di dimissioni degli ultimi quattro anni pari a 493, contro le 477 del 2019, le 481 del 2018, le 339 del 2017 e le 238 del 2016. E in questo quadro, Asst Valtellina e Alto Lario non brilla affatto, perché nel novero delle 31 aziende sanitarie lombarde considerate nel 2020, si poneva al quarto posto per numero di medici dimessisi, ben 28, appena preceduta da Asst Ovest Milanese, con 30 medici andati altrove, dall’Asst di Mantova con 33 dimissioni e dall’Asst Valle Olona, nel Varesotto, con 43. Subito dopo, a 27 dimissioni, le Asst confinanti di Lecco e Lariana (di Como).

Meglio è andata nel 2019, quando nella classifica delle 31 aziende sanitarie pubbliche eravamo noni, con 20 medici dimissionari, mentre nel 2018 stavamo di nuovo sul podio, al terzo posto con 27 medici cessati, appena preceduti dall’Asst di Lecco, 29, e dall’Asst Valle Olona, 33; mentre nel 2017 e nel 2016, Asst Valtellina e Alto Lario appariva ancora al sicuro da certe dinamiche, con soli 12 e 9 medici cessati.

Si badi, non pensionamenti o mobilità, ma proprio dimissioni vere e proprie «fermo restando che il fenomeno del pensionamento è in preoccupante crescita nel post pandemia, un lasso di tempo che la ricerca da noi condotta ancora non tratta, perché basata sul conto annuale del ministero dell’Economia e finanza i cui dati sono aggiornati al 2020 - precisa Stefano Magnone, segretario di Anaao Assomed Lombardia - per cui dobbiamo attenderci un incremento di questo fenomeno nel 2021».

In pratica lo studio considera quei medici che scelgono di cambiare lavoro e non di interromperlo o smetterlo del tutto, e non tiene conto della mobilità, perché ormai, dicono da Anaao Assomed «le aziende non concedono più il nulla osta, per cui i medici che vogliono cambiare sede scelgono di dimettersi».

Non solo i pensionati

Interessante anche notare come il numero dei medici cessati, non per pensionamento, nei quattro anni che vanno dal 2016 al 2020, in Asst Valtellina e Alto Lario sia molto alto, pari a 96 in totale, e tale da collocare la nostra realtà al 6° posto per cessazioni totali a livello lombardo. Prima di noi solo Asst Valle Olona, 143 cessazioni, Asst Mantova, 111, Asst Lariana, 111, Asst Lecco, 106, e Asst Papa Giovanni XXIII, di Bergamo, 100. Subito dopo di noi, c’è Asst Melegnano Martesana con 95 cessazioni, e Asst Cremona, con 91.

Particolarmente alta, anche se non nel 2020, ma nell’anno precedente, la “mobilità” fra medici al Papa Giovanni XXIII, azienda che dovrebbe essere attrattiva per antonomasia per casistica, organizzazione e strutturazione dei servizi.

Eppure, evidentemente, tutto questo non basta. Secondo l’associazione è un mix di fattori a rendere gli ospedali pubblici più o meno attrattivi, ultimo ma non ultimo «lo spegnimento progressivo - dicono da Anaao Assomed - delle ambizioni di carriera. Basti dire - concludono - che in Lombardia nel 2009, i direttori di struttura complessa, il top dell’organizzazione dei servizi ospedalieri, erano 1.234, mentre nel 2019 erano solo 967, il 21% in meno. E calati in modo drastico anche i direttori di struttura semplice, pari a 2.280 nel 2009 e a 1.751 nel 2019, il 23,3% in meno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA