La fase 2 a Sondrio
Un lento risveglio

Primo giorno,i sondriesi si riappropriano della città

Non la normalità del lunedì pre-covid, dell’inizio un po’ sonnolento della settimana, ma certo ieri mattina all’esordio della ripresa delle prime attività, in città si respirava l’aria di un risveglio febbrile e timido al tempo stesso.

Più automobili per le vie, biciclette tornate a spadroneggiare nelle corsie e a riempire le rastrelliere a loro riservate e bambini a bordo di due ruote, passeggini o monopattini a misurare il suolo e quella voglia di libertà rimasta ingabbiata per troppo tempo. Oltre a librerie e bar con caffè da asporto pronti finalmente a rompere la monotonia di serrande tutte abbassate e vetrine ancora chiuse in attesa del prossimo passo, il 18 maggio.

Già sabato mattina piazza Garibaldi e le vie del centro cittadino si erano animate di chiacchiericci e passeggiate, di incontri e saluti a debita distanza - anche tra i bambini - e ieri i sondriesi hanno proseguito sulla stessa strada della riappropriazione dei propri spazi.

Vie animate

Tutti rigorosamente muniti di mascherina, qualcuno anche con i guanti, sono tornati ad animare le vie del centro per una passeggiata, finalmente consentita, oltre che per le commissioni in banca, negli uffici postali o per la spesa. Per respirare aria di normalità.

Molti adulti in coda davanti agli istituti di credito e alle farmacie, qualche bambino - rigorosamente protetto da mascherina - è tornato ad impossessarsi del monumento di Garibaldi arrampicandosi sul basamento rimasto per troppo tempo a svolgere solamente il suo ruolo. Una mamma con due bimbe attraversa la piazza con il telefono in mano: videochiamata alla nonna.

Nel centro storico i negozi di alimentari sono tutti aperti, così come il ferramenta e il verduraio. In piazza Cavour sono tornati a parcheggiare i furgoni: l’unica abitudine che non ci mancava.

In piazza Garibaldi passano la macchina dei carabinieri, tanto per controllare come va, e la camionetta della Protezione civile. Insieme alle mascherine sui volti servono a ricordare che la normalità è ancora lontana.

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