La cerimonia in piazza e tanti sul balcone a cantare “Bella ciao”

Celebrazioni del 25 aprile condizionate dal virus. Il sindaco: «Si può trarre insegnamento da quei giorni Anche oggi dobbiamo pensare alla ricostruzione»

Cerimonia particolare ieri in città, come in tutto il Paese del resto, per la festa della Liberazione dal nazifascismo che ha ridotto al minimo i momenti ufficiali, ma che ha tratto linfa vitale da sensibilità e creatività degli abitanti del capoluogo.

La parte istituzionale si è svolta in mattinata. Alle 11,30 il sindaco Marco Scaramellini, con Egidio Melè dell’Anpi, il comandante della Polizia locale Mauro Bradanini e due agenti a portare i fiori, hanno percorso le poche decine di metri che dividono la sede comunale di palazzo Pretorio dal monumento alla Resistenza di piazza Campello. Lì c’erano anche le figlie di Rachele Brenna, la maestra partigiana, ora in casa di riposo. Il drappello ha deposto la corona e dopo qualche momento di raccoglimento si è sciolto. Nessun discorso ufficiale. Quello Scaramellini lo ha affidato al sito del Comune e alla sua app.

«Settantacinque anni fa la situazione era ben più drammatica e le macerie reali - le sue parole -, ma anche oggi dobbiamo pensare alla ricostruzione. Noi, figli del nuovo millennio, in un dramma non paragonabile alla guerra, possiamo trarre insegnamento dagli accadimenti di quei giorni miliari e trovare ispirazione nei protagonisti, mutuando la loro straordinaria forza di volontà per una ripresa, sociale ed economica, che si presenta difficile».

Partecipata, colorata e spontanea la parte popolare, popolana della festa della Liberazione.In molti in città hanno accolto l’invito che da giorni circola sui social e non solo e hanno appeso bandiere d’Italia alle finestre e cantato le note simbolo della giornata.

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