
Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 23 Aprile 2023
Inchiesta scuola, gli indagati sono 39
Provveditorato La Procura sta notificando gli avvisi di garanzia e gli avvisi di chiusura delle indagini - Coinvolti sei dirigenti scolastici della nostra provincia: ipotizzati i reati di peculato e induzione indebita
Sono 39 gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura della Repubblica di Sondrio nel quadro dell’inchiesta, scattata un anno fa, nei confronti di Fabio Molinari, 45 anni, di Lovere (Bergamo), dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio dal 1° gennaio 2018.
Concussione, induzione indebita, peculato e turbata libertà degli incanti sono i reati contestati a Molinari, mentre per tutte le altre 38 persone sotto inchiesta . delle quali sei sono dirigenti scolastici della nostra provincia - le ipotesi di reato formulate sono più lievi: peculato e induzione indebita, intesa come dare o promettere utilità.
A tutti e sei i dirigenti scolastici coinvolti, gli avvisi di garanzia sono in corso di notifica in queste ore, unitamente all’avviso di chiusura delle indagini, mentre le altre 31 notifiche verranno effettuate a stretto giro di posta.
Non è stato chiarito al momento se tutte le persone sotto inchiesta sono esclusivamente della provincia di Sondrio, ma è lecito pensare che possano risultare coinvolti anche dirigenti scolastici e affini dalla provincia di Cremona. Molinari, infatti, è stato direttore ad interim del Provveditorato cremonese per un certo lasso di tempo e anche là potrebbero essere state poste in essere attività illecite.
Difficile avere dettagli dalla magistratura inquirente, che nel corso delle indagini si è espressa solo con un comunicato all’epoca degli arresti domiciliari a Molinari. Anche se non è escluso che nei prossimi giorni qualche ulteriore elemento ulteriore possa essere portato a conoscenza dell’opinione pubblica, considerato l’impatto che questa inchiesta ha avuto, toccando un mondo, quello della scuola, che non frequentemente finisce sotto i riflettori per vicende di tipo giudiziario.
A far scattare l’indagine preliminare era stato un esposto firmato (poi si era scoperto che la firma era fittizia), inviato nel novembre 2021 alla Procura di Sondrio e alla Procura regionale della Corte dei Conti. Seguito da un’integrazione prima e da un secondo esposto poi inviato alla Procura di Cremona per i fatti che riguardano il Cremonese.
Documenti molto dettagliati, in cui si riferiva di distrazioni di fondi erogati dal ministero dell’Istruzione per progetti ed attività specifiche, che avrebbero dovuto anche entrare nella disponibilità diretta degli studenti e che invece - si leggeva nell’esposto - venivano utilizzati per tutt’altri scopi. Ad esempio, per favorire e stipendiare stagisti «sempre maschi selezionati con bandi discutibili» e ancora «per selezionare esperti esterni con bandi ad hoc, sempre gli stessi, quando sarebbero stati facilmente reperibili nelle scuole».
Ancora, sarebbero stati destinati soldi «Per l’acquisto di materiali ed attrezzature che nulla hanno a che fare con le finalità dei fondi, beni acquistati spesso al di fuori dei canali istituzionali e favorendo conoscenti, o per pagare cene o partecipazioni ad attività di rappresentanza per le quali non si può ricorrere a tali fondi».
Infine, l’esposto segnalava l’utilizzo di fondi per le aree interne erogati dalla Regione per sostenere spese non previste «salvo poi indicare a chi inviare la rendicontazione in Regione per mettere tutto a tacere», è scritto.
Chiaramente questo era solo il contenuto degli esposti e non è dato sapere quanto del loro contenuto sia stato possibile riscontrare realmente e contestare a delle persone fisiche. Però, considerato il gran numero di indagati, i sette presidi coinvolti, il numero di perquisizioni effettuate (prima in Provveditorato a Sondrio dal 15 giugno scorso, quando si è scoperta l’esistenza dell’indagine preliminare, poi in vari istituti scolastici della provincia e non solo), e considerate le misure cautelari molto restrittive cui si è ricorsi nei confronti di Molinari (arresti domiciliari, in seguito revocati, ndr) sembra essercene a sufficienza per capire che il fascicolo è particolarmente ponderoso.
Ora, la legge stabilisce che una volta ricevuti gli avvisi di chiusura indagini, l’indagato ha 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogato o per produrre memorie e materiale a sua discolpa, dopodiché il pubblico ministero può depositare le richieste di rinvio a giudizio. La notifica contestuale dell’avviso di garanzia serve invece agli indagati per permettere loro di eleggere il domicilio presso il proprio avvocato.
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