Il preside del Mattei
«Avanti, ma nel caos
Troppa burocrazia»

Scuola La testimonianza di Massimo Celeste

«Sono appena uscito da una classe cui ho comunicato un caso di positività e l’avvio della procedura di sorveglianza con l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2. Che per noi è il male minore, perché possiamo andare avanti con la nostra didattica in presenza, mentre sono dolori quando scatta quella mista, un po’ in presenza e un po’ a distanza, nel caso vi siano due positivi in classe».

Parola di Massimo Celesti, preside dell’Istituto tecnico industriale Enea Mattei di Sondrio, che, come tutti i suoi colleghi, è alle prese con le tribolazioni dovute alla gestione del contagio in classe.

«Sono praticamente un tutt’uno con la scuola, vi passo ormai dalle 12 alle 13 ore - assicura - e va ancora bene perché tutto sommato abbiamo la stragrande maggioranza degli studenti in presenza, solo tre classi in didattica a distanza e due classi con didattica mista, la più impegnativa in assoluto perché fare lezione a studenti in classe e a studenti a casa è praticamente impossibile. Spero davvero, a questo riguardo, che si ponga rimedio a livello centrale, perché non si può fare lezione così. O si stabilisce che in caso di due positivi si procede in presenza, oppure si manda tutta la classe in Dad, non ci sono alternative».

E’ questo il vero punto dolente dell’attuale gestione Covid all’Itis Mattei, uno degli istituti di istruzione superiore più grossi della provincia, perché, per il resto, non avendo frotte di docenti in quarantena o in malattia, il preside Celeste ce la sta facendo, pur con tutte le alchimie del caso.

«Qualche ora buca c’è, è inevitabile - precisa - perché non si riescono a coprire le assenze con i supplenti. Non se ne trovano per periodi così brevi, però dal punto di vista della didattica, stando così le cose ce la caviamo con tante sorveglianze, ma poche quarantene e situazioni miste. Per me che sono il referente Covid dell’istituto, per gli uffici amministrativi e per le famiglie lo stress è enorme dal punto di vista della gestione delle sorveglianze, delle quarantene e degli isolamenti. C’è un intoppo di natura burocratica che frena tutto il resto. E questo nonostante la collaborazione dell’Ats non manchi, perché sono sempre solleciti nel rispondere alle nostre e-mail, alle nostre richieste di chiarimento. Tuttavia, è un gran caos». Che si produce soprattutto nelle ore pomeridiane, perché di norma è nel tardo pomeriggio che giungono le comunicazioni delle nuove positività.

Gestione delle quarantene

«Prima delle 19 non riesco a lasciare l’istituto - spiega il preside - perché ci sono tutta una serie di passaggi di natura burocratica da espletare con Ats, con i Consigli di classe, con le famiglie degli studenti che impegnano moltissimo».

«Non dico poi i genitori che si rivolgono ai nostri uffici per sapere cosa fare, perché non hanno le idee chiare - prosegue -. Ma li capisco. E c’è anche un problema di gestione delle quarantene dal punto di vista sanitario che ho segnalato all’Ats e che andrà sanato. Gli studenti in didattica a distanza dopo l’individuazione di tre positivi in classe, vi rimangono dieci giorni, però dal punto di vista sanitario possono essere “liberati” dopo cinque. Gli studenti finiti in Dad sempre per 10 giorni, per la presenza di due positivi in classe, ovvero quelli non vaccinati o vaccinati o guariti da più di 120 giorni, devono stare bloccati anche dal punto di vista sanitario, per 10 giorni. Non si capisce la logica e i genitori, giustamente, vanno in tilt».
Elisabetta Del Curto

© RIPRODUZIONE RISERVATA