Il convitto rilancia
e apre alle ragazze
Richieste triplicate

Istituto salesiano La struttura di piazza San Rocco ospita 35 giovani e ha già opzioni per l’anno prossimo

È scaduto il termine per presentare le iscrizioni per il prossimo anno scolastico, ma rimane la possibilità per i ragazzi che frequenteranno gli istituti secondari di secondo grado in città di chiedere di essere accolti dal convitto salesiano di piazza San Rocco. La struttura, attiva dall’inizio dello scorso secolo, guarda al futuro preparandosi ad accogliere, a partire dal prossimo anno scolastico, anche le ragazze.

I numeri

Fino al prossimo giugno, in un record negativo determinato dalla pandemia, sono 35 i ragazzi accolti dalla struttura che i salesiani pensarono appena quattro anni dopo il loro arrivo in città nel settembre 1897.

«Ad oggi - riferisce il direttore, don Giacinto Ghioni - abbiamo già una ventina di opzioni per il prossimo anno, un numero triplicato rispetto a quello che avevamo lo scorso anno in questo periodo. Ci sono famiglie che stanno venendo a visitare la struttura, altre ci contattano per posta elettronica, ma noi continuiamo a tenere aperte le iscrizioni, soprattutto per chi frequenterà il primo anno delle secondarie di secondo grado».

Gli ospiti del convitto tradizionalmente provengono dall’Alta Valle o dall’Alto Lago, da paesi in cui il ritorno quotidiano a casa sarebbe dispendioso in termini di tempo ed economici.

«La scelta di vivere in convitto non è semplice per un ragazzo - sottolinea don Ghioni -: è una prova di maturità che richiede di mettersi in gioco e non è poca cosa sapersi assumere della autonomie dai genitori in una fase delicata della crescita». Negli anni ’60 ci sono stati momenti in cui erano quasi 300 i convittori, poi negli anni ’70 si è scesi sotto i 200 e da ormai vent’anni ci si è allontanati dalle cento presenze. Ne ha però guadagnato la qualità della vita all’interno della struttura. «Le famiglie - riferisce don Ghioni - rimangono favorevolmente impressionate dagli alloggi in camere singole con servizi autonomi, come pure dagli ambienti al coperto e all’esterno, oltre che dal nuovo oratorio, dove i ragazzi del convitto condividono alcune attività con gli altri giovani della città che lo frequentano».

La frequenza

Tra i convittori è privilegiata la scelta di frequentare l’Itis Mattei o gli istituti Agrario o Agroalimentare. Tutte realtà in cui, anche in caso di attivazione della didattica a distanza, è importante la frequenza ai laboratori.

«Anche per questo è importante il servizio che offre il convitto - sottolinea il direttore -. La nostra struttura è pensata per rispettare tutte le norme determinate dalla situazione pandemica, l’ampiezza e la diversificazione degli spazi consentono di rispettare il distanziamento e di evitare affollamenti. E anche in caso di quarantena o isolamento siamo organizzati, così da evitare anche alle famiglie dei ragazzi eventuali autoisolamenti per il loro ritorno a casa, con tutti i problemi connessi. Per le attività in dad ci siamo poi attrezzati con l’installazione della fibra».

Tutti i servizi sono contenuti nella retta mensile. «I costi gravano sulle famiglie - spiega don Ghioni, che è anche economo dell’istituto salesiano -, ma accedendo a finanziamenti di progetti riusciamo a contenerli e offriamo anche qualche servizio fuori standard».

Ad accogliere i ragazzi, «che possono inserirsi in un contesto cittadino vivace e tranquillo - afferma don Ghioni -, rispetto al altre soluzioni fuori provincia», ci sono l’incaricato del convitto, il seminarista salesiano Alessandro Piccoli, un educatore professionale che lavora nella struttura a tempo pieno e i sacerdoti don Cinto Panfilo e don Luca Castelli.

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