Il cardinale sprona i giovani. «Preghiamo per la pace»

L’appello I ragazzi si sono trovati in Collegiata. Don Cantoni: «Dio piange». Il video messaggio dell’inviato Scavo: «La guerra è una contraddizione»

“La pace che voglio”. Un desiderio, un obiettivo, un impegno: è questo il titolo della “Cattedrale dei giovani”, momento di preghiera per i ragazzi, all’inizio di Quaresima, che si è tenuto venerdì sera in Collegiata. «Nel momento in cui, come ci ricorda papa Francesco, stiamo vivendo la Terza guerra mondiale a pezzi, non dobbiamo smettere di invocare il dono della pace: in questo tempo, in particolare, siamo invitati a convertire il nostro cuore e a camminare su strade nuove».

«Troppi interessi»

Così il tiranese don Michele Pitino, responsabile del Centro per le vocazioni, ha introdotto la serata di riflessione, alla presenza del cardinale Oscar Cantoni e di diversi giovani valtellinesi. Molti di più, comunque, i ragazzi collegati dagli oratori della diocesi grazie alla diretta online: un modo prezioso per sentirsi una Chiesa sola, seppur a distanza.

A impreziosire l’incontro la testimonianza di Nello Scavo, cronista di “Avvenire” e inviato di guerra, che ha raggiunto i giovani con un videomessaggio da Kyev.

«Credo di trovarmi – ha detto nella prima parte della registrazione, interrotta all’improvviso dall’allarme aereo – nel posto giusto per parlare, in questo momento, di prospettive di pace. La guerra in Ucraina racchiude in sé tutte le contraddizioni e le speranze del nostro tempo: mai come ora c’è bisogno di pacificatori».

Chiaro, «a questi livelli non è possibile rispondere con slogan: per questo è bene trovare tempi e spazi di confronto insieme», ha osservato Scavo, rivolgendosi in prima persona ai ragazzi presenti. «Il problema non è tanto il dibattito sul tipo di armi, con tutti gli interessi che ci sono dietro, ma quando si parla solo ed esclusivamente di armi».

E sono tanti gli episodi, anche recenti, che mostrano tutta la paradossalità della guerra. Nei giorni scorsi, «nelle stesse ore in cui Putin evocava il vangelo, i suoi uomini colpivano indistintamente una stazione di bus a Kherson. Questa guerra ci pone davanti delle sfide su come costruire la pace alle quali non possiamo sottrarci». Ecco perché ha sollecitato i giovani a «esserci, a farsi domande, senza paura delle possibili risposte: è nostro compito parlarne e tenere alta l’attenzione su questo conflitto».

Sul medesimo aspetto si è soffermato, poco dopo, anche il vescovo Cantoni. «Come cristiani abbiamo come primo compito quello di pregare il Principe della pace perché intervenga. Ma voi pregate per la pace nelle vostre preghiere personali e di gruppo? E con quale frequenza?», ha domandato. «È fondamentale perché il Signore pieghi l’orgoglio degli uomini, li renda consapevoli delle loro responsabilità, perché susciti persone che sappiano promuovere la volontà di pace e di riconciliazione, doni un cuore nuovo».

«Dio – ha aggiunto ancora il cardinale – piange vedendo le drammatiche conseguenze della guerra tra suoi figli e la ferocia che usano. Dio piange vedendo le lacrime dei bambini, degli anziani, delle famiglie». E guai a correre il rischio di restare indifferenti rispetto a questo dramma. «C’è il pericolo che l’abitudine della guerra prevalga: non dobbiamo né possiamo abituarci a questi scenari, è nostro compito evitare il rischio dell’assuefazione».

«Sacrificare l’amor proprio»

Due i compiti che il vescovo Cantoni ha lasciato ai giovani. «Innanzitutto, sacrificare l’amor proprio per entrare in rapporto con l’altro, comprendendone le ragioni. E poi cancellare dal nostro vocabolario la parola “nemico”: il prossimo è sempre un fratello da accogliere e abbracciare». Per un mondo migliore.

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