I tesori di Vaninetti al Mvsa, in mostra Picasso, Magritte e Chagall

Collezione privata Al Mvsa anche Dalì e Guttuso. Opere prestate dalla famiglia del pittore esposte fino a dicembre Inaugurata con la violinista Barbera e Ciapponi al piano

Nella sua collezione privata, Angelo Vaninetti aveva un Picasso, un Dalì, un Magritte, uno Chagal, Guttuso e altre opere originali dei più grandi artisti del Novecento. Ora questi tesori sono stati messi a disposizione della famiglia per un’esposizione al Mvsa insieme alle opere del grande pittore. La mostra, presenza del sindaco Marco Scaramellini, con l’attenta regia di Marcella Fratta , assessore alla Cultura.
Al suo fianco Federico Trotti, collaboratore di Annalisa Vaninetti, figlia dell’artista valtellinese, che spiega: «Dalla raccolta di Angelo Vaninetti emerge una piena condivisione che si fa conoscenza dell’arte del Novecento attraverso la sua funzione educativa rivolta soprattutto ai giovani, intesa a creare una coscienza critica».

«Per educare i giovani»

È toccato poi ad Elena Pontiggia, appassionata storica dell’arte, entrare nel tessuto epidermico delle opere in mostra soffermandosi su quel «valore aggiunto di una collezione di grandi artisti ad opera di un grande artista». E inizia subito ad addentrarsi nel filo conduttore che regge l’intera impalcatura della mostra partendo dall’eccentrico Dalì con la sua visione della natura ritratta in una donna dalla bocca tumida, eretta in una corona sensuosa di lilium nella ricerca quasi matematica dell’essenza divina.

Si passa poi all’interpretazione della vita di Magritte, capovolta nell’ovvietà di un mistero che affonda nelle drammatiche radici di un’adolescenza violata dal suicidio materno. Emblematica l’incisione di Chagall con una sua interpretazione delle favole di Lafontaine: un leone in guerra che si associa anche ad animali che sembrano insignificanti. Come tante cose che si rivelano poi fondamentali. C’è insomma una vera galleria d’arte tra Cassinari, De Pisis, Guttuso, Picasso visto nella sua plasticità dalla tensione erotica, per capire che le grandi opere d’arte «si misurano non col centimetro ma col battito del cuore». Alla ricerca della memoria perduta.

Forse è questo il tempo per volgere indietro i pensieri a rivivere i giorni frenetici di una trama relazionale instaurata dal poliedrico artista Angelo Vaninetti, che si stringe e rapporta con schiere di eroi del pennello rubando l’anima di ognuno racchiusa in un semplice scorcio, un tratto leggero, un abbozzo, uno schizzo. Frutto di questa immane solenne “incompiuta”, una raccolta inaugurata dalla colonna sonora della dolce violinista Giulia Barbera accompagnata al piano da Andrea Ciapponi per creare quell’humus generoso che genera scambio e accoglienza.

Un viaggio tra i maestri del Novecento, con il cuore Angelo Vaninetti che giace in una sala permanente del Mvsa a luci dedicata.

La sua arte è tutta lì, tra antichi portoni corrosi dal tempo chiavati da acuminati chiodi, tra la ruggine antica del catenaccio nel rosso materico o il blu più cobalto delle assi marcite, serrate sull’uscio rastremato tra muri cadenti, scalcinati, sbrecciati da incuria e dal tempo, mesto contrappunto a finestrelle sbilenche, ingabbiate, un lacerante buco nero sull’abbacinante luccichio del sole leonino che sbava sui muri scrostati tra crepe malferme ormai vinte dalle avventizie.

Gli orari

E poi tra baite solitarie dai lastroni sovrapposti di assi fuligginose scomposte ormai preda di rovi; tra vecchi tavoli sgangherati su cui occhieggiano un vecchio macinino, una rozza bugia dalla spirale ferrosa su cui intristisce un cero ormai spento, e bianche ciotole laccate slabbrate, lisa immagine dell’abbondanza malcelata o della pura indigenza, o tra vasi di girasoli ormai avvizziti da tempo, col capo reclinato all’indietro verso l’ultimo scampolo di sole che non farà più ritorno.

La mostra sarà aperta fino al 4 dicembre, da martedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18

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