I sindacati dei medici
«Fase 2, come partire
se restano gli stessi problemi?»

Il presidente Fimmg Donnini: «Siamo stati trascurati»

I medici di medicina generale bocciano la gestione dell’emergenza coronavirus, ma, ancor più quella che è definita la “Fase 2” della ripresa e il tentativo di Regione Lombardia di gestire “in proprio” la categoria.

A schierarsi, in primis, è la Fimmg, Federazione italiana dei medici di medicina generale, il sindacato più rappresentativo a livello nazionale e lombardo, e che, in provincia di Sondrio, ha in Marco Donnini, medico di medicina generale a Tirano, il suo presidente di sezione, trenta iscritti all’attivo.

Statistiche falsate

«È vero che ci siamo trovati di fronte ad un evento catastrofico difficile, comunque, da gestire - insiste Marco Donnini -, ma a noi sono mancate le indicazioni sia da parte di Ats sia da parte di Asst. Eravamo privi dei dispositivi di protezione individuali, tant’è che, in parte, ce li ha forniti la Fimmg stessa, e li abbiamo distribuiti ai nostri iscritti e ai colleghi».

E se un medico di base, sempre a contatto con i pazienti, non ha strumenti per difendersi e proteggersi da un’eventuale contagio da parte dei pazienti, tutto diventa più difficile.

Al punto che i medici si sono dovuti arrangiare da soli nel munirsi di strumenti di protezione individuale.

« Noi stessi, come sezione di Sondrio, abbiamo acquistato in questi giorni 1.500 mascherine - dice infatti Donnini -. Le abbiamo distribuite agli associati e, le restanti, portate in Ats perché le dia ai medici che ne hanno bisogno».

Ma non è tutto, perché sulla Fase 2 le perplessità sono elevate, visto che ci sono ancora molte cose da risolvere per la Fase 1 e senza sistemare il nodo della sicurezza e delle protezioni non si può pensare che facendo un passo verso la vita normale e la riapertura la situazione migliorerà. Il dottore infatti ha i suoi dubbi.

«Dopodiché, come si fa a lanciare la Fase 2 senza sanare le storture della Fase 1? Prendiamo - dice Donnini - l’effettuazione dei tamponi, sui pazienti a diagnosi dubbia non si fanno ancora. Io ho avuto, nella mia zona, a Tirano, 6seicasi di positività con venti contatti, ma gli infetti sono dieci volte tanto, tutti rimasti sottotraccia. Le stesse Usca, le due unità di medici chiamati ad uscire sul territorio per le visite ai pazienti, a Bormio e Sondrio, sono sottoutilizzate, credo non abbiano fatto più di una settantina di servizi. Se ci si dotasse dei dispositivi, andremmo noi al domicilio, senza alcun problema».

Anche Tam contro il Pirellone

Irricevibile, poi, secondo Donnini, che ricalca in toto il pensiero espresso dalla presidente regionale Fimmg, Paola Pedrini, la risoluzione regionale nella parte in cui riferisce dell’impegno della presidenza e della giunta a farsi portavoce presso il governo e in ogni sede istituzionale perché le sia concessa una maggiore autonomia nel coordinamento dei medici di medicina generale e dei pediatri di famiglia, da ricondurre a dipendenti del sistema sanitario regionale.

Riprovazione condivisa da Marco Tam, referente provinciale Smi, Sindacato dei medici italiani, che, pur se minoritario dal punto di vista della rappresentatività, è sempre incisivo e sul pezzo.

«La recente risoluzione - spiega infatti Tam - costituisce un ulteriore motivo di isolamento e suicidio della giunta regionale, atteso che il contratto di lavoro dei medici è nazionale e i professionisti operano in convenzione col ministero di riferimento». Una posizione certamente condivisibile anche da parte degli affiliati Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, di cui è referente, per la provincia di Sondrio, Claudio Trezzi.

Snami, pur evidenziando che le difficoltà nella gestione dell’emergenza coronavirus sono evidenti, non vuole assumere una posizione di contrapposizione netta con la giunta regionale, preferendo ricercare, in questa fase ancora delicata, ad emergenza non completamente rientrata, una qualche forma di collaborazione.

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