Golf club di Caiolo. «Campo da salvare
sulla scia dei Giochi»

I conti in rosso Maffezzini: «Serve una rete strategica». Credaro: « È un valore aggiunto per il turismo in Valle». Galli: «Scelte gestionali sbagliate, ma si può recuperare»

Golf club di Caiolo, una struttura da salvare così com’è, con le sue 18 buche, avendo chiare le opportunità di sviluppo turistico offerte dalle Olimpiadi.

All’inizio della stagione golfistica, quando sul green a due passi da Sondrio incombono le nubi nere dei debiti, di scelte sbagliate e della rinuncia dei gestori, gli spagnoli della Global service, in cui si prospetta la possibilità del ritorno al passato, alle 9 buche che forse renderebbero il campo economicamente sostenibile, ecco che il mondo delle istituzioni e del turismo provinciale prova a far sentire la sua voce per evitare che gli investimenti fin qui fatti possano andare del tutto perduti.

Una voce che parte dal riconoscimento delle difficoltà cui l’impianto è andato incontro in questi anni e dettate, oltre che da ragioni logistiche - il campo è chiuso d’inverno per il freddo e poco attrattivo d’estate a causa del caldo del fondovalle - dall’isolamento : il green non è mai riuscito ad entrare a pieno titolo nell’offerta turistica complessiva della Valle. Uno stare ai margini che ne ha complicato la vita, impedendone lo sviluppo in termini di frequentatori, condizione fondamentale per far stare in equilibrio i conti, come ha detto chiaramente l’amministratore delegato della società, Filippo Rolando, che sta provando a ripianare i debiti. Strada che potrebbe comportare il taglio delle buche.

«Il Golf club di Caiolo non è mai entrato con forza nel circuito turistico nonostante i tentativi e gli sforzi che credo non siano nemmeno stati troppo timidi nel tempo - dice Tiziano Maffezzini, presidente della Comunità montana di Sondrio -. Certo, la collocazione non aiuta: il green è inagibile d’inverno e in estate si trova in un fondovalle caldo. Mancano poi forse il contesto, i servizi e le opportunità che la fascia di potenziali estimatori di questa disciplina cerca».

La rete strategica

Clubhouse e ristorante chiusi, ad esempio, ma anche un’offerta ricettiva stellata che generalmente si accompagna a questo tipo di struttura e di cui la Media Valle è sprovvista. «Altrettanto - aggiunge Maffezzini - manca una rete strategica che possa far rientrare il golf nel contesto turistico provinciale di cui è sempre stato marginale».

Anche a causa, secondo il presidente dell’ente montano, delle difficoltà del territorio nel fare sintesi e condividere obiettivi comuni di sviluppo e crescita che possano contemplare le diverse opportunità che il territorio offre. «Proprio in previsione delle Olimpiadi - sostiene Maffezzini - questo percorso di condivisione si sta sviluppando e ora, a pochi anni dai Giochi sarebbe un peccato perdere questa struttura. L’opportunità di crescita turistica post olimpica può essere lo stimolo per riuscire ad integrare il golf stabilmente nell’offerta turistica con il suo potenziale non indifferente. Perderlo ora dopo tanti sforzi sarebbe un vero peccato».

Cosa di cui è convinta anche Loretta Credaro, presidente della Camera di commercio di Sondrio, oltre che dell’Unione commercio, turismo e servizi. «Sicuramente un campo di golf che funziona può essere un ulteriore attrattore turistico e un valore aggiunto per la “destinazione Valtellina” - dice -, ma ciò detto, la chiave di volta è individuare veri partner economici che sostengano e investano nel progetto».

In uno sforzo collettivo di collaborazione che è anche Roberto Galli, presidente di Valtellina turismo e di Federalberghi, e grande giocatore di golf, a sollecitare. «Finora purtroppo non c’è mai stato un vero rapporto tra albergatori e gestione del campo da golf per trovare delle collaborazioni, per creare dei pacchetti da offrire ai turisti - dice Galli -. Ci sono state scelte gestionali sbagliate che hanno portato a questa situazione che però non credo sia irrimediabile».

La figura del direttore

E aggiunge: Sono convinto che con un direttore che abbia voglia di lavorarci con impegno sia possibile recuperare il gap esistente, mantenendo le 18 buche, che sono lo standard minimo per attrarre il golfista sia locale, che nazionale ed internazionale e i cui costi di gestione non cambiano molto rispetto al 9. Un green a 9 buche, come quello di Bormio, può completare l’offerta. Bisogna però che il prodotto sia messo nelle condizioni di essere “venduto”. Io penso a chi decide di alloggiare a Tirano attratto dal Trenino rosso e dall’enogastronomia. Ebbene a mezz’ora d’auto questo stesso turista ha il campo da golf di Caiolo, quello di Bormio e volendo anche quello di Samaden. L’offerta turistica di questo asset deve essere gestita. È il momento di farlo».

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