Ghiacciai sciolti, l’acqua è torbida
e i pesci muoiono

Allarme La preoccupazione di Lanzi (Unione Pesca) «Un grande problema anche per le dighe, si intasano A 2500 metri l’acqua è calda, laghi naturali al limite»

Sono le “sentinelle” del territorio, tra i primi a segnalare che c’è qualcosa che non va nei fiumi e nei torrenti di Valtellina e Valchiavenna. Il compito dei pescatori in questo periodo è del tutto fondamentale per arginare – e il gioco di parole è particolarmente funzionale – situazioni di criticità che, nel medio-lungo periodo, potrebbero portare a danni quasi irreparabili.

Sorveglianza

Settimane che passano, preoccupazione che cresce. Lo sa bene Giorgio Lanzi, consigliere dell’Unione pesca sportiva della provincia di Sondrio e coordinatore della commissione di tutela delle acque, impegnato in questi giorni a sorvegliare l’andamento dei nostri corsi d’acqua.

«La siccità in corso, unitamente all’innalzamento delle temperature, sta provocando un’ulteriore complicazione al sistema idrico locale: gradualmente stiamo assistendo alla fusione dei ghiacciai, una situazione che si è sempre manifestata, ma mai a questi livelli». Con la conseguenza che «l’acqua nei corsi a valle dei ghiacciai è tantissima, più del dovuto».

In un periodo di crisi idrica alle stelle parrebbe – questa – una buona notizia. «E invece no, non lo è assolutamente: si tratta di acqua torbida che rende l’Adda impescabile», prosegue Lanzi. «Il livello di torbidità di questi corsi è molto alto e il trasporto solido implica la stagnazione del substrato: il sedimento glaciale, insomma, va a depositarsi sull’alveo e stagna tutto, con la conseguenza che la macrofauna bentonica muore».

Non si tratta di un problema soltanto a livello ambientale. «Da un punto di vista antropico – aggiunge il consigliere Ups –, infatti, ben presto questa situazione si rivelerà un grande problema per le dighe: il materiale, infatti, finisce sul fondo dei bacini, richiedendo così un domani l’apertura degli invasi proprio per poter garantire l’efficienza degli organi di fondo».

L’anossia

Accanto all’innalzamento delle temperature, c’è un altro fattore da tenere in considerazione. «A 2500 metri l’acqua è calda. I nostri laghi naturale sono al limite per quanto concerne la sopportabilità della fauna ittica». I salmonidi – ossia le specie presenti nei nostri corsi d’acqua – «devono per forza stare dentro a un range massimo di 18°C, mentre in alcuni casi si è già sforato di 2-3 gradi». E il rischio peggiore è «l’anossia dei laghi, ovvero la diminuzione consistente di ossigeno, che porterebbe ad una moria di pesci senza precedenti».

Anche al centro ittico di Faedo Valtellino i problemi non sono pochi. «Il nostro centro è riconosciuto a livello europeo per la riproduzione delle specie ittiche. Non è facile, tuttavia, gestire tali processi in questo periodo, con l’innalzamento della temperatura delle acque che blocca la riproduttività di temoli e marmorate».

L’attenzione, insomma, è alta. «Come Ups – aggiunge – continuiamo a vigilare. Ciò che ci fa temere è che corsi d’acqua che fino ad ora non avevano mai dato problemi oggi sono al limite». E gli esempi sono presto elencati. «II torrente che scende dal lago Venina, nell’omonima valle, è poco più che un rigagnolo. Situazioni analoghe anche in Valle Cervia, per dire», sempre Lanzi.

Se il trend continuasse in questa maniera, «c’è il rischio davvero forte, nei prossimi quindici giorni, di dover intervenire su larghissima scala. I segnali non sono assolutamente buoni».
F.Cer.

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