Fieno dimezzato, alpeggi secchi. «Allevatori in grave difficoltà»

Clima Tramanzoli: «Settore messo a durissima prova, sono veramente preoccupato»

«Il settore zootecnico in Valtellina è messo a durissima prova. La siccità di questi giorni, peraltro, rappresenta soltanto un’ulteriore aggravante. Sono veramente preoccupato».

Non usa giri di parole – «non è assolutamente il momento per i mezzi termini», come ci spiega – e va dritto al punto Gianmario Tramanzoli, vicedirettore dell’Aral, l’associazione regionale degli allevatori lombardi, per descrivere la situazione disastrosa che sta investendo tutto questo settore in provincia di Sondrio.

Conseguenze

«Il quadro generale per il nostro territorio è di grande difficoltà, con la siccità che impazza e sta facendo la sua parte. Basti pensare che il secondo raccolto di fieno è stato ridotto del 50%, se non addirittura di più». E, di conseguenza, il tutto si riversa sulla stabilità delle stalle della provincia.

«Anche gli alpeggi – aggiunge –, partiti decisamente bene quest’anno, ora sono in sofferenza: ormai c’è solo erba vecchia e poco nutriente. Si tratta di uno scenario da agosto inoltrato, in anticipo, quindi, di un mese intero». Senza considerare, poi, le conseguenze di «costi aziendali alle stelle dappertutto, aggravati qui da noi dal fatto che siamo piuttosto fuori mano, con un aggravio – ad esempio – di 4 o 5 euro al quintale per il trasporto di fieno».

Insomma, «oltre alla crisi idrica, ora vengono a galla tutte le problematiche assommate che rischiano di schiacciare i nostri allevatori», come conferma Tramanzoli, voce autorevolissima non solo a livello provinciale, ma anche regionale nel campo della zootecnia.

«L’Aral conta circa 8.000 soci in tutta Lombardia. In Valtellina abbiamo 480 aziende, di cui 300 solo nel settore delle vacche da latte e le restanti a livello di ovicaprini ed equidi».

Ogni mese «effettuiamo analisi su tutte le vacche per verificare la qualità del latte. In provincia, non ho dubbi, abbiamo grandi eccellenze produttive: ecco perché è indispensabile darsi da fare per evitare situazioni che, sul lungo periodo, potrebbero portare a danni incalcolabili per il settore».

In Valle «vengono prodotti 700mila quintali di latte all’anno. Alcuni anni fa, in media, il litro di latte costava 50 centesimi: oggi, invece, siamo saliti a 60-62 circa». Prezzi, dunque, «assurdi che mettono in ginocchio non solo gli allevatori, che rischiano di andare in perdita, ma anche la filiera della trasformazione, costretta a costi elevati di trasporto», conferma Tramanzoli.

Specializzazione

«È necessario capire e difendere l’importanza della zootecnia di montagna. È un settore, tra l’altro, che negli ultimi anni si è specializzato parecchio». Difatti, ora «molte aziende hanno adottato sistemi di robotica nelle stalle. Si tratta di macchinari che hanno un certo costo che, in un panorama di questo tipo, rischia di diventare insostenibile».

La provincia di Sondrio «a livello nazionale rappresenta un fiore all’occhiello. Basti pensare a tutti i premi che hanno vinto la Bruna alpina e le altre razze autoctone che portano alta la nostra identità». Sono tutte vacche «che non producono grandi quantità – in media si parla di 72 quintali di latte all’anno per animale in montagna, rispetto ai 100 di una frisona in pianura – ma grande qualità».

Insomma, «i grandi numeri non ci interessano – conclude Tramanzoli – anche perché non riusciremmo a garantirli. Ciò che ci sta più a cuore è il benessere dei nostri animali in un ambiente sano». Sperando, naturalmente, in un futuro migliore.

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