«Estate senza treni
Un disastro»

Contrarietà Il vice presidente di Confcommercio: «Decisione calata dall’alto, almeno sistemino la viabilità

«La chiusura della ferrovia? Una notizia calata dall’alto, senza il coinvolgimento del territorio, che si trasformerà in un disastro per gli abitanti, per i turisti e per le imprese».

Non usa mezzi termini Matteo Lorenzo De Campo, vicepresidente di Confcommercio Sondrio, amministratore delegato del gruppo Maganetti, nel commentare i due mesi e più di stop dei treni previsti a partire dal 26 giugno per consentire ammodernamento e potenziamento della linea Colico-Sondrio in vista delle Olimpiadi 2026.

«Altre estati da incubo»

Preoccupazioni e dubbi i suoi - ma come lui ad esprimere grosse perplessità ci sono i sindacati e il mondo del turismo - che nascono innanzitutto dal mancato confronto e dal fatto che il blocco della ferrovia, lungi dall’esaurirsi quest’estate, interesserà la linea anche l’estate prossima e «probabilmente - dice De Campo - quella dopo ancora».

«Come operatori abbiamo avuto notizia dei lavori tra febbraio e marzo - spiega De Campo -, quando però la programmazione delle imprese era già cosa fatta. Ci è stato detto che la prossima estate si chiuderà ancora perché gli interventi sono di quelli importanti che richiedono tempo. Ma non ci è stato detto se fosse possibile pensare ad un piano alternativo, se questa fosse l’unica soluzione possibile o se invece magari si potesse procedere per tronconi.

La decisione è stata presa altrove e fatta calare sulle nostre teste senza un minimo confronto. Non abbiamo un cronoprogramma dei lavori, non sappiamo niente».

Il mancato coinvolgimento e l’assenza di condivisione delle notizie rischia tra l’altro di avere pesanti ripercussioni sul mondo economico.

«Le imprese devono conoscere i dettagli per organizzarsi - dice -. Dover rinunciare alla ferrovia anche per il trasporto merci ha ricadute importanti sulle aziende che magari rischiano anche di perdere dei mercati. Non si può giocare con le vite della gente. Questa cosa è estremamente impattante per tutto il nostro sistema».

Gli esempi sono tanti. Oltre al trasporto merci la chiusura della ferrovia chiama in causa il turismo - «che ne sarà di tutto il cicloturismo che doveva salire sui treni in estate?» domanda De Campo - e la mobilità dei pendolari costretti probabilmente ad utilizzare i mezzi privati perché anche sull’organizzazione del servizio di autobus sostitutivi De Campo qualche dubbio ce l’ha. «Già ora mancano gli autisti, come si pensa di mettere in strada i mezzi senza chi li guida?» chiede.

Un punto questo su cui anche Michele Fedele della Cisl punta l’attenzione. «Le aziende locali di noleggio si stanno organizzando, è vero - dice -, ma non hanno mai dovuto far fronte a una situazione di questo genere con 64 corse di treno da sostituire e con il grosso problema degli autisti che non ci sono. Senza contare gli enormi disagi per i viaggiatori perché anche se garantito il servizio sostitutivo non è certo agevole come il treno».

Il fatto che i lavori siano indispensabili per l’ammodernamento della linea non basta a giustificare una situazione dai contorni così poco chiari. «Anas ed Rfi fanno parte dello stesso gruppo societario - ricorda De Campo -, mi chiedo dunque se si stia parlando della possibilità di spostare leggermente i binari per migliorare la viabilità e penso in particolare alle rotonde di Castione e della Sassella. Rimodellare la ferrovia giustificherebbe tanta parte di questo sacrificio e sarebbe interessante sfruttare questa occasione. Ci hanno parlato di migliorie sulle percorrenze, ma anche su questo non ci hanno fornito alcun dato. Con l’unica certezza che sarà un bagno di sangue».

«Sceglieranno tutti l’auto»

«L’auspicio - aggiunge anche Fedele - è che l’enorme disagio che dovremo sopportare sia propedeutico per una condizione nuova che riduca i disagi che ci trasciniamo dagli anni 2000. Il problema è che tutto ciò renderà il servizio pubblico sempre meno appetibile e la gente sceglierà il mezzo privato con ripercussioni pesanti sul traffico e sull’inquinamento».

Il sindacalista della Cisl, preoccupato anche dal fatto che i lavori possano finire davvero entro il 9 settembre, lancia un appello per la creazione di un tavolo permanente in Prefettura o in Provincia, con il coinvolgimento delle istituzioni, delle associazioni dei consumatori, dei sindacati, degli imprenditori e di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo così da potersi confrontare e seguire al meglio l’evoluzione della situazione.

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