Emergenza siccità, torrenti in sofferenza, operazione salvataggio per i pesci

Non soltanto il torrente Davaglione desta preoccupazione dal punto di vista della fauna ittica.

Non soltanto il torrente Davaglione desta preoccupazione dal punto di vista della fauna ittica. «Non c’è torrente o fiume in provincia – conferma Giorgio Lanzi, consigliere Ups e coordinatore della commissione di tutela delle acque – che non sia da noi tenuto sotto controllo. La situazione, purtroppo, sta degenerando di ora in ora».

Attorno al capoluogo, fin dalle prime ore di ieri mattina il personale di vigilanza ha lavorato nell’alveo del torrente Madrasco, nei territori di Fusine e Colorina: come denunciato già in altre occasioni, «il tratto terminale ora, nei pressi della confluenza con l’Adda, è completamente asciutto. In generale, però, anche il resto del corso è provato dalla crisi idrica», aggiunge.

In questi casi le guardie non possono far altro che provare a intervenire prima che il torrente si svuoti ancor di più e la popolazione ittica faccia la stessa fine che è toccata ai pesci del Davaglione tra martedì e mercoledì. «Siamo in una crisi di una portata indescrivibile», conferma ancora il consigliere Ups.

«Ho chiesto, per curiosità, nei giorni scorsi ai nostri pescatori più anziani: anche negli anni più di secca – e ce ne sono stati, a più riprese – mai, a memoria d’uomo, s’è verificato qualcosa di simile». Pur essendo tutto così assurdo, «fortunatamente, come Unione pesca, non siamo stati colti alla sprovvista e siamo riusciti a intervenire quasi sempre in tempo».

Per continuare, però, a garantire il servizio, «rinnovo l’invito ai cittadini perché siano attenti sul territorio: ogni cosa che non va è giusto che venga segnalata a chi di dovere. Il nostro numero è 0342.217257».

Nel resto della Valle la situazione non è migliore. Ieri abbiamo menzionato il caso del torrente Torchione ad Albosaggia, provato – tra l’altro – dalle derivazioni abusive, ma anche «l’Armisa, che percorre la Val d’Arigna, è a rischio. Ancora, è sotto osservazione il Cervio – torrente della Val Cervia, sulla sponda orobica, a monte di Cedrasco, nda – nella parte superiore, dov’è ancora naturale».

È questo un dettaglio non da poco. «Alcune situazioni sono determinate anche dal fatto che, negli anni, sono stati fatti lavori alle sezioni di flusso degli alvei, di fatto allargandoli, senza considerare questi periodi di secca». Un domani, però, «converrà provvedere e pensare anche a degli alvei di magra», prosegue.

Occhi puntati anche su Bassa Valle e Valchiavenna. «Il Bitto, ad esempio, nonostante i rilasci idroelettrci, spesso e volentieri va in subalveo». Il fatto è che «in previsione, salvo qualche sporadico temporale, non è previsto un grande contributo idrico a livello di piogge che, anche quando verranno, non riusciranno lo stesso a rimpinguare la falda», sempre Lanzi.

A questo si aggiunge «il problema termico: con poca acqua, i sassi vengono scaldati direttamente dal sole, andando ad aumentare, di fatto, la temperatura del corso d’acqua. E, si sa, i nostri pesci hanno bisogno di determinate condizioni termiche, altrimenti la loro vita è minata».

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