«È stato un lottatore fino alla fine»

Tantissime persone per i funerali di Giovanni Trinca Colonel: tra loro piloti di ieri e di oggi. Ha voluto essere sepolto con il gilet del rally e la camicia dell’Aci. «Era il modo con cui si è fatto conoscere»

«Siamo qui ad accompagnare il “Nanni” alle soglie dell’ultimo viaggio, il più importante, quello per cui tutti noi siamo fatti». Con queste parole don Alberto Erba, insegnante al seminario diocesano di Como, ha introdotto il funerale di Giovanni Trinca Colonel, per vent’anni – e fino all’ultimo – presidente della sezione di Sondrio e commissario nazionale dell’Aci, l’Automobile Club Italiano.

La collegiata dei Santi Gervasio e Protasio ha contenuto i tantissimi amici, colleghi e parenti che si sono stretti alla mamma Amelia nell’ultimo saluto al numero uno dell’automobilismo in provincia di Sondrio, anima del rally e del mondo dei motori.

In riferimento al salmo, don Alberto ha proposto una riflessione sulla scelta di Giovanni – anzi, del “Nanni”, come affettuosamente a più riprese lo ha chiamato, anche in virtù del legame di parentela che li stringeva – dell’abito per la bara. «Il vestito scelto dice il rapporto che abbiamo con la realtà: lui ha voluto il gilet del rally e la camicia dell’Aci. E questo è il modo grazie al quale si è fatto conoscere e con cui ha incontrato tantissime persone per via dei motori e dei trasporti». Ma non è solo questione di apparenza poiché, sempre nelle parole di don Erba, «sotto il suo vestito abbiamo scoperto un lottatore: ha vissuto sei anni di malattia con grinta».

Presenti, tra gli altri, oltre a numerosi piloti di ieri e di oggi, i vertici dell’Aci, dell’autodromo di Monza e del reparto corse di F1 del Gran Premio di Italia, con in testa Giuseppe Redaelli, presidente della sezione di Varese e nuova guida della Sias di Monza, e il comasco Enrico Gelpi, ex presidente nazionale. E poi gli amici di una vita, i dipendenti dell’Aci di Sondrio, oltre a tanti colleghi e suoi alunni, tutti riunitisi per dire “Grazie, presidente”.

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