Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 17 Marzo 2017
Disturbi alimentari: 90 nuovi casi all’anno
Esperti della materia hanno affrontato il delicato tema: dal 2009 trattati 653 episodi, 550 sono donne. Serve un approccio integrato per combattere il problema, tenendo conto di vari aspetti: dalla dieta alla medicina.
L’anoressia, la bulimia, i disordini alimentari si manifestano concretamente nella “relazione” che alcuni soggetti hanno con il cibo, ma si sbaglia se si pensa che il problema sia limitato solamente a questo aspetto: i disturbi alimentari, infatti, nascono da profondi problemi di carattere interiore e psicologico, possono avere conseguenze catastrofiche per la salute delle persone che ne sono affette.
Di tutto questo si è parlato mercoledì nella sala Besta della Banca Popolare di Sondrio nel corso dell’incontro organizzato in concomitanza con la sesta edizione della giornata nazionale del “Fiocchetto lilla”, simbolo della lotta e sensibilizzazione proprio contro i disturbi alimentari.
A promuovere l’iniziativa, il Centro disturbi alimentari di Sondrio in collaborazione con Asst Valtellina e Alto Lario e l’associazione “Ada onlus” (Associazione disturbi alimentari). «I disturbi persistenti del comportamento alimentare - ha spiegato la psichiatra Florinda Pozzi - nascono da una visione del cibo come minaccia, oppure come eccessiva delizia per consolarsi e sedare l’ansia. Ancora, proprio il cibo può diventare oggetto di eccessivo controllo. I disturbi alimentari sono determinati da un deficit del concetto di sé, da un disagio nel vivere il proprio corpo e da una mancanza di autostima, che si cerca di riaffermare attraverso proprio il controllo del cibo e del peso. In ogni caso si intersecano molti fattori, siano essi fisici, evolutivi, familiari, temperamentali o traumatici».
Il Centro per i disturbi alimentari di Sondrio cerca di intercettare i soggetti affetti da queste patologie e di aiutare a superarle: il centro è nato nel novembre del 2009 e da allora ha trattato 653 casi, di cui 550 donne, con circa 90 nuovi casi ogni anno. A livello nazionale, invece, come ha sottolineato la responsabile del centro Tiziana Bordoni, sono tre milioni gli italiani che soffrono di disturbi alimentari, seconda causa di morte più diffusa tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Infatti il 17% di coloro che soffrono di disturbi alimentari sono giovani tra gli 11 e 14 anni, un altro 27% è invece di età compresa tra i 15 e 18 anni.
Serve un approccio integrato per combattere il problema, che tenga conto dell’aspetto psicologico, di quello legato all’alimentazione e alla dieta, di quello medico, senza dimenticare l’apporto e il contributo che anche i familiari del soggetto in cura possono dare. «Il disturbo alimentare - ha evidenziato la psicoterapeuta Sara De Lucchi - è ossessione, pericolo, il cibo è percepito come veleno, è come avere un alter ego contro cui lottare».
«Si dà un’eccessiva valutazione al proprio peso, c’è un controllo esasperato dell’alimentazione e si prova il terrore di tornare non per forza in sovrappeso, ma anche solo a una forma fisica normale». È importante l’approccio integrato portato avanti al centro per i disturbi alimentari di Sondrio, dove dopo una serie di controlli e valutazioni, i soggetti che devono fare i conti con un disturbo alimentare sono chiamate a compilare un diario alimentare e se le strade meno “rigide” non hanno successo, si predispone per il soggetto stesso un piano alimentare ben preciso. Inoltre, proprio al centro si organizzano anche alcuni pasti assistiti. Tutto questo per evitare che i disturbi alimentari sfocino in conseguenze fisiche davvero molto pesanti, tra cui solo per fare qualche esempio fatto dall’endocrinologo Alessandra Pissarelli «infertilità, osteoporosi, ipoglicemia, ipotermia, ipotrofia muscolare e rischio di aritmie».
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