Dispersioni idriche, Sondrio si difende
ma l’allarme resta

Criticità Meno di un quinto dell’acqua se ne va ma tra i capoluoghi c’è chi sta molto peggio con le reti Per ora in città si resiste. Appello contro gli sprechi

Un sollievo certamente, ma niente di più anche perché all’orizzonte delle previsioni meteo non ci sono più nuvole, ma piuttosto temperature nuovamente in crescita. La pioggia di lunedì, accolta come vera manna dal cielo, non è bastata a scacciare l’incubo della siccità che mai come in questa estate si sta manifestando anche in montagna costringendo molti amministratori della provincia di Sondrio a ricorrere a limitazioni nell’uso dell’acqua.

Lunedì sera la presidenza del consiglio dei ministri, come ha ricordato ieri il presidente Attilio Fontana in apertura di consiglio regionale, ha decretato lo stato di emergenza idrica fino al 31 dicembre 2022 per la Lombardia, così come per Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto, assegnando alla Regione 9 milioni di euro per la sua gestione.

In Valtellina aumenta il numero dei comuni che, seguendo prima le indicazioni di Secam, la società che gestisce il sistema idrico integrato e che monitora costantemente la situazione delle sorgenti e poi quelle della Regione, che ha messo a disposizione dei sindaci uno schema di documento, ha emanato ordinanze per la limitazione dell’uso dell’acqua potabile. Dopo Caiolo che ha fatto da apripista, l’ultimo in ordine di tempo è stato Ponte, ma non è escluso, che al drappello di otto se ne aggiungeranno degli altri. Intanto non il capoluogo.

A conti fatti

Secondo i dati in possesso di Secam, il comune di Sondrio al momento non ha problemi di approvvigionamento, «ma già due settimane fa, prudenzialmente - fanno sapere da palazzo pretorio -, è stata richiesta la chiusura delle fontane ornamentali e la riduzione dei flussi dei fontanelli. Da tempo l’amministrazione comunale ha anche chiesto alla società di valutare l’applicazione di rubinetti». E dunque seppure non sia prevista l’emanazione di ordinanza specifica, resta la raccomandazione ai cittadini di un uso attento e responsabile dell’acqua per evitare sprechi.

Sprechi che continuano ad esserci, qui - meno - come altrove. Secondo le statistiche dell’Istat sull’acqua relative agli anni 2019-2021 (ultimi dati disponibili) nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia, il 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018). Un terzo.

Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite.

Valori

In più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori superiori al 65%, sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%) e Latina (70,1%). All’opposto, una situazione più favorevole, con perdite idriche totali inferiori al 25%, si rileva in circa un Comune su cinque. In sette capoluoghi sotto il 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%).

A Sondrio la dispersione rispetto ai 2.202 metri cubi di acqua immessi complessivamente in rete (282 pro capite) è pari al 17,9% per km di rete. L’acqua erogata per usi autorizzati è di 1.809 metri cubi, pari a 232 pro capite. L’acqua fatturata è di 1.624 metri cubi, 1.295 per uso civile.

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