Diplomata a 31 anni, al liceo linguistico

La storia Chiara Benedetti: «Avevo lasciato la scuola sedicenne ed ero andata a lavorare in un ristorante. Ho pensato di iscrivermi durante il lockdown»

Non avrebbe mai immaginato di conquistare la maturità a 31 anni, per giunta con il massimo dei voti, 100 centesimi.

Ma Chiara Benedetti, neo-diplomata al liceo linguistico del polo liceale “Città di Sondrio”, ce l’ha fatta. Un traguardo raggiunto «grazie alla mia classe» tiene a sottolineare la giovane originaria di Sondrio.

Via la timidezza

«Ogni giorno mi sono sentita al posto giusto con loro - tutte ragazze nella quinta B del linguistico -. So be+nissimo cosa vuol dire trovarsi bene e stare bene e in questa classe ho trovato persone preziose: le mie compagne, infinitamente grata. Senza di loro non sarei mai arrivata alla fine, grazie anche ai prof e alla dirigente - la preside Giovanna Bruno -, che mi hanno dato fiducia e offerto questa possibilità».

Aveva 16 anni quando Chiara, nata l’8 febbraio del 1991, decise di abbandonare la scuola. Allora frequentava il liceo scientifico Donegani. Era un periodo “buio”, costellato di pensieri e di ansie.

«Mi misi subito a lavorare, in un ristorante e come cameriera - racconta la sua esperienza, assolutamente senza smania di protagonismo, bensì sperando possa essere d’esempio per chi sta vivendo un momento come quello attraversato da lei 15 anni fa -. Avendo vissuto gli ultimi anni di scuola chiusa in casa, stare in mezzo ai clienti mi permise di scoprire una parte di me, che non pensavo di avere».

Introversa, schiva e chiusa, «lavorando giorno e notte al ristorante e incontrando una clientela assolutamente variegata, tutta la timidezza che avevo addosso l’ho dovuta spolverare via».

Poi Chiara ha fatto la barista e per parecchi anni la commessa. Ma tre anni fa un tarlo nella testa si affacciò: «Non riuscivo più ad andare avanti. C’era un fantasma che era rimasto lì», quel capitolo di scuola incompiuto.

Scadeva il contratto

Casualità volle che il contratto di lavoro era in scadenza proprio a settembre. Nel 2019. Pochi mesi prima di una pandemia, che nessuno al mondo avrebbe mai immaginato, ma che, da un certo punto di vista a Chiara ha giovato.

Poiché l’ha aiutata a recuperare gli anni di scuola.

«Un giorno nel settembre di tre anni, fa ho deciso di ripartire da zero: di iscrivermi al liceo linguistico, avendo una passione per le lingue straniere», sperimentate sul campo lavorando al ristorante e al bar.

Un ritorno a scuola da autodidatta, facendo due anni insieme per due volte. Perché Chiara ha studiato da sola e a casa per «superare gli esami di ammissione del primo e secondo anno di linguistico». E così ha fatto - in piena pandemia, quando tutti eravamo costretti tra le mura domestiche prima, e, poi, limitati dalle tante restrizioni imposte dal Covid - «per la classe terza e quarta nel 2020-2021: mi sono preparata da sola e ho dato gli esami di ammissione», anche questi superati. Per arrivare al settembre scorso, quando dirigente e prof le suggeriscono di tornare in classe. Perchè no? Con il suo zaino ha frequentato la quinta B per tutto l’anno: «Non ho mai avvertito la differenza d’età - dice sempre Chiara -: insieme alle mie compagne sono stata benissimo e quando ci sono stati momenti in cui riafforavano ansia e paure, mi giravo e incontravo il loro sguardo», oppure arrivava una carezza o ancora un’esortazione ad andare avanti.

Come tutti gli altri 1.400 maturandi della provincia, Chiara il 22 giugno ha iniziato l’esame di Stato, arrivando davanti alla commissione con un credito scolastico da 45 punti su 50 - eccellente, dunque -, ottenendo 15 quindicesimi nel tema e 10 decimi nella seconda prova. Sostenuto il colloquio, voto finale: 100 centesimi!

«A prescindere dai voti, importanti sì, ma non sono dettagli, per me arrivare tutti i giorni in classe e superare le difficoltà ha rappresentato una vittoria quotidiana: quello mi ha reso felice, ogni giorno, per sempre grata alla mia classe» e a suo fratello, «fondamentale per le materie scientifiche. Se adesso la matematica mi piace è tutto merito suo. Chi l’avrebbe mai detto 15 anni fa».

Una bella storia, quella di Chiara, con un epilogo da favola, la cui morale è «che bisogna sempre dare a tutti una seconda opportunità».

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