Dell’Andrino, l’addio al “re del Bernina”

I funerali saranno celebrati questa mattina a Chiesa. «Aveva combattuto e superato anche il Covid»

Verranno celebrati questa mattina, alle 10, nella parrocchiale di Chiesa in Valmalenco, i funerali di Ignazio Dell’Andrino, 90 anni il 9 agosto scorso, per tutti il “Gajardi”, in gergo, il “Gagliardo”, indomito “cacciatore di creste” della Valmalenco. Incoronato, universalmente, “re del Bernina”, perchè è su quel 4000 (4049 per l’esattezza) che si è cimentato, per la prima volta, a 14 anni, sulle orme del padre Tullio, ed è stato amore a prima vista.

Anche il Disgrazia, certo, altro 4mila che ben conosceva, ma, per lui, il Bernina era tutto. E il rifugio Marco e Rosa la sua seconda casa. Tant’è che quattro anni dopo il matrimonio con Giuseppina, per tutti “la Pina”, al suo fianco nella buona e nella cattiva sorte, da 60 anni, festeggiati nel febbraio scorso, Ignazio è salito in alta quota per dare una mano nella costruzione della nuova capanna.

«Era molto modesto, ma sapeva il suo valore, che gli era riconosciuto nell’ambiente dell’alpinismo e del soccorso alpino e sulle piste del Palù - assicura Giorgio Nana -. Per me un mito. Sono andato con lui sul Bernina, per la prima volta, a 13 anni, e mi ricordo come fosse ieri, che mi ero imputato, per la paura, di affrontare un passaggio a strapiombo. Ma lui, niente, impassibile. In dialetto, già dall’altra parte, mi ha urlato che se non procedevo mi avrebbe fatto avanzare lui a calci. Alla fine mi sono poi buttato...».

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