Del Curto candidato sindaco: «Obiettivo, una città felice»

Elezioni Il medico, candidato sindaco del centrosinistra, cita Paolo VI: «Politica è prendersi cura delle persone». «Nel mio lavoro ho imparato ad ascoltare. La qualità della vita va favorita e aiutata, dall’istruzione ai rapporti»

«Lavorare per una città felice» innalzando la qualità della vita in ogni campo e per tutti nel solco di quella tradizione di impegno e servizio nei confronti della comunità che ha contraddistinto tutta la sua esperienza di vita.

E’ con questo obiettivo, convinto citando papa Paolo VI che «la politica è la forma più alta ed esigente della carità» che Simone Del Curto, medico e Ligari d’argento 2017, ufficializza la sua candidatura al ruolo di sindaco di Sondrio appoggiato dai partiti di centrosinistra (Sinistra per Sondrio e Pd), dalle liste civiche frutto di una storia consolidata in città (Sondrio democratica e Sondrio 2020) e dalla nuova Futuro insieme, la sua.

Esperienza

«Ho fatto e sto facendo il medico da un sacco di anni - racconta Del Curto, classe 1952 che dopo la pensione è tornato in servizio a Sondalo per aiutare nell’emergenza Covid e che non ha mai smesso di andare per il mondo con Medici senza frontiere -. La mia professione mi ha permesso di venire a contatto con persone di tutti i tipi perché ho fatto il pediatra e poi l’anestesista, mi sono occupato di cure palliative più di 30 anni fa, quando quello di Sondrio era uno dei primi ospedali a farlo, tutto ciò mi ha permesso di avere un’esperienza in vari campi e di prendermi cura degli svantaggiati, delle persone con problemi sia fisici che economici e morali. E questo mi ha fatto tanto bene».

Una professione quella di Del Curto che, proprio grazie alla collaborazione con Medici senza frontiere, lo ha portato in giro per il mondo: «Ho visto tanti posti strani, dal Bangladesh, all’Iraq alla Siria, allo Yemen, ho lavorato con gente di tutti i Paesi che mai avrei pensato d’incontrare e questo mi ha aperto la mente, oltre ad avermi portato ad occuparmi di pace» aggiunge lui che è membro attivo dell’Agenzia per la pace con cui porta avanti progetti di educazione sia nelle scuole, sia parlando con gli adulti.

La scelta

Un’esperienza di vita, un patrimonio, che Del Curto mette ora a disposizione di Sondrio. «In tutte queste cose che ho fatto - spiega - ho imparato la capacità di ascoltare e adesso ascolterò la città. La proposta di candidarmi sindaco nasce da qui: ascoltare i problemi e le persone, soprattutto le persone, mettersi in contatto con loro coltivando l’amicizia e il rapporto con chi si è allontanato della politica. Io ho una tradizione familiare di gente che si occupa di politica (il padre è stato segretario provinciale della Demorazia Cristiana negli anni Sessanta, nda) e l’ho sempre considerata una delle migliori espressioni dell’animo umano: politica è prendersi cura delle persone, il contrario dell’indifferenza».

L’espressione di quella carità cui faceva riferimento Paolo VI, della nobiltà di un operato che è ciò che Del Curto si propone di fare per il capoluogo.

«L’obiettivo è di lavorare per una città felice - spiega -. Mi è sempre piaciuto il concetto del re del Buthan che già secoli fa parlava del Fil e non solo del Pil, perché la gente felice sta bene. E questo passa attraverso la tutela della qualità della vita, una tutela globale: da quella dell’ecosistema, all’attenzione al consumo di suolo, passando per l’agrobiologia che va favorita e aiutata. E poi per la salute degli abitanti intesa come benessere complessivo che dipende anche dall’avere una buona istruzione. L’idea è di occuparcene con i ragazzi delle scuole, ma pensando anche al museo, alla biblioteca, al castel Masegra, luoghi che devono essere portati a contatto con i cittadini».

E poi l’intensità dei rapporti sociali: «Occorre creare luoghi di aggregazione sia per i giovani che anche per gli anziani. Sondrio non è più neanche una città per vecchi perché non ci sono molti posti dove possono trovarsi. Emblematico che nel nostro ospedale non c’è più il reparto di geriatria».

Dalla Piastra

In altre parole, una città che sia di tutti, aperta e inclusiva. In questa direzione va la la scelta di partire con la campagna elettorale dal coworking della Piastra «sia perché - spiega Del Curto – è il simbolo della possibilità di lavorare insieme, sia perché si trova in un quartiere che presenta qualche disagio in più. Ci sembrava giusto partire da qui nel nostro percorso che ci porterà ad incontrare tutti i cittadini, ovunque».

E a farlo con il contributo «delle tante persone che si sono messe in gioco» che hanno competenze tecniche, ma anche di sentimento, arte e bellezza «perché - conclude Del Curto citando Peppino Impastato - se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. E tutto diventa più facile con un sorriso».

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