Dalla Valle all’Esa
L’astrofisica Giardino
ci spiega l’universo

Cosmo La ricercatrice ospite del Sondrio Festival Pubblico ammaliato dalla sua chiarissima trattazione «Una zona di cielo grande come un granello di sabbia»

Gioca in casa, Giovanna Giardino, primo ospite sabato sera di Sondrio Festival 2022. Dal capoluogo è partita anni fa per l’Olanda, dove è ricercatrice astrofisica presso l’Esa (European Space Agency) che ha collaborato con la Nasa per mandare nello spazio il telescopio Webb.

Un apparecchio “realizzato con il massimo della tecnologia umana oggi possibile”, dice, con un filo di orgoglio, alla presentatrice Gigliola Amonini, perché lei, sondriese, ha fatto parte dell’equipe che ci ha lavorato.

Sorride, quando sul maxischermo scorrono le immagini del razzo europeo Ariane che parte per l’Universo con il telescopio gigante a bordo, un’”superocchio” che permette all’uomo di osservare l’evoluzione delle galassie, la formazione delle stelle e la composizione dei pianeti, utilizzando la banda del “non visibile” infrarosso e che ha uno schermo solare grande come un campo da tennis, fatto di cinque membrane sovrapposte per mantenerlo costantemente in ombra mentre svolge il suo lavoro prezioso a un milione di km e mezzo dalla Terra.

Rilevatori avanzatissimi

Da buona valtellinese, è precisa nelle sue informazioni, riesce a catturare l’attenzione con semplici frasi, divulgando senza annoiare: «Ci sono rilevatori avanzatissimi e così sensibili che permetterebbero di vedere una lampadina accesa su Marte». E ancora: «E’ stata osservata una zona di cielo che è come un granello di sabbia tenuto in mano ad un braccio di distanza». L’orgoglio è anche nostro, perché oggi è come se ci fosse un po’ di Valtellina nello spazio e uno dei cervelli che ha contribuito all’opera viene da queste parti. Le immagini dal telescopio mostrano galassie lontane, nebulose a spirale, gli anelli di Saturno e le aurore boreali su Giove, ed è come viaggiare sulle astronavi di Star Wars. Colpisce il fatto che l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, in fondo, si somiglino. Vedi una nebulosa e ti sembra una cellula, il componente minimo di un’enormità che non riusciamo ad immaginare e ora stiamo cominciando a conoscere.

Agli ospiti, novità di quest’anno, all’insegna dello slogan “Conoscere la natura per amarla e proteggerla” vengono poste domande sui comportamenti sostenibili adottati ed eventuali omissioni. “Dalle mie parti ci sono tantissime piste ciclabili e io cerco di usare il più possibile la bicicletta per fare gli otto km tra casa e lavoro”, risponde Giovanna l’astrofisica. Per contro, confessa: «Gli olandesi vanno in bici con qualunque condizione di tempo. Io quando fa freddo e piove certe volte uso l’auto».

Si è aperta così sabato al Teatro Sociale, con un occhio sui misteri del Cosmo, questa trentaseiesima edizione di Sondrio Festival. Ridotto al minimo il cerimoniale in sala per lasciare spazio allo spettacolo. Marcella Fratta, presidente di Assomidop: «Orgogliosi di poter offrire un’altra edizione così ricca di un contenitore culturale importante, frutto di una collaborazione attiva tra soci e sponsor e di un serio lavoro di equipe condotto da Simona Nava».

E ha presentato l’iniziativa di Banca Popolare Sondrio che ha realizzato “Habitat, una Terra per l’uomo”, pubblicazione sul tema dell’ambiente con il contributo di firme come Luca Mercalli, Telmo Pievani, Claudio Smiraglia ed altri, su progetto di Mina Bartesaghi.

Scuola di doppiaggio

Poi, spazio ai primi due film. “Romania Selvaggia” di Dan Dinu, ha mostrato bellissime riprese di animali osservabili anche nei nostri parchi, come galli cedroni in danze rituali, aquilotti crudeli verso i fratelli più deboli (ma il “cainismo” è purtroppo legge di natura) e giovani camosci a lezione di arrampicata. Splendidi “ I grandi felini in bianco e nero” fotografati in Kenya da Laurent Baheux, le cui “cacce” sono documentate da Mathieu Le Lay.

Oggi pomeriggio dalle 15 al Sociale l’attesa “scuola di doppiaggio” con Andrea Pavan. Stasera gli ospiti sono l’alpinista Gnaro Mondinelli, conosciuto anche per i suoi interventi di soccorso e il geologo Vincenzo Giovine sul rischio idrogeologico. Poi due documentari italiani: “L’Ors”, vita e morte di M13 girato da Alessandro Abba Legnazzi e “Maremma Episodio 3, Primavera” di Valter Torri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA