«Casi raddoppiati
ogni due giorni
Dovete fare da soli»

Il direttore dell’Ats: «Situazione straordinaria Non riusciamo a seguire tutti. Consultate il vademecum»

«Quanto più il cittadino riesce ad essere autonomo, tanto più riusciamo tutti insieme ad uscire da questa quarta fase Covid».

A sottolinearlo, in apertura della conferenza stampa indetta ieri a Sondrio nella sede del Centro di formazione per i medici di medicina generale, è stato Raffaello Stradoni, direttore generale dell’Ats della Montagna, da giorni sotto pressione per effetto di una quarta ondata Covid dalla crescita esponenziale.

«Cosi ne usciamo prima»

«Siamo di fronte a casi positivi che raddoppiano ogni due giorni - ha evidenziato Stradoni - per cui mai riusciremmo a seguire ciascun positivo come è stato fatto nelle precedenti ondate. Siamo obbligati a concentrarci sulle situazioni più complesse, più fragili e particolari come è eticamente giusto che sia. Per cui chiediamo a quell’80-90% di positivi che rientrano nel range della “normalità”, di affrontare in autonomia tutto quello che è possibile affrontare, attingendo al vademecum che abbiamo pubblicato sul sito internet aziendale (www.ats-montagna.it). Con simili numeri, il tracciamento è saltato sia a livello locale sia a livello nazionale e non poteva essere diversamente».

Questo non significa che i positivi o i contatti di positivi siano o debbano sentirsi abbandonati a loro stessi, perché - come hanno ripetutamente osservato il direttore sanitario Ats Maria Elena Pirola e il direttore di Igiene e sanità pubblica Enza Giompapa - salvi i casi di controllo della positività in autonomia, cioè attraverso test effettuati a casa propria «in tutti gli altri casi, cioè quando la positività emerga da tamponi antigenici effettuati dal medico di medicina generale, dal pediatra, in farmacia, oppure in caso di molecolari effettuati nei punti tampone di Asst Valtellina e Alto Lario - hanno detto - gli esiti entrano nel “flusso tamponi” di Ats, perché vengono inseriti da chi li effettua, per cui a livello centrale la situazione di ciascuno è nota e censita».

Linee intasate

Ad essere saltato, invece, è quel “fil rouge” che, via telefono, legava Ats alla persona positiva e la faceva sentire seguita e tutelata. Questo non è più possibile farlo, almeno per tutti, perché i numeri dei casi e dei contatti di caso sono elevatissimi.

«Basti dire che nella settimana che va dal 28 dicembre al 3 gennaio - ha precisato Stradoni - Ats in tutto il suo territorio ha avuto in carico 3.714 casi positivi, dei quali 2.427 in provincia di Sondrio, con un picco di 708 il 31 dicembre».

«E non sono quelli che ci impegnano di più - aggiunge - perché una volta individuata la positività, la persona si mette a casa in isolamento e segue le indicazioni fornite dal proprio medico. Più problematica è la gestione dei contatti stretti di positivo che, nella stessa settimana sono stati 14.769, dei quali 9.982 in provincia di Sondrio, con un picco di 1.726 il 3 gennaio. Il tutto per una media di 2.109 nuovi contatti giornalieri in Ats, dei quali 1.426 nella sola provincia di Sondrio e con un numero di ben 25.382 casi attivi totali nei sette giorni, dei quali 17.818 in Valtellina e Valchiavenna».

Questo quando i guariti dal Covid ancora languono, perché il gap fra i nuovi positivi e i negativizzati resta molto marcato. Basti dire che, nella stessa settimana di riferimento, i guariti sono stati solo 585 a livello Ats, 456 dei quali in provincia di Sondrio.

«Siamo in una fase pienamente ascendente della quarta ondata pandemica - ha sottolineato Stradoni - e un andamento simile, anche se non confermato da una genotipizzazione in atto, può ricondursi ragionevolmente alla presenza della variante Omicron che ha proprio questa capacità di diffondersi a macchia d’olio. Per questo è fondamentale che le persone continuino ad osservare le regole del distanziamento, dell’igiene delle mani, del ricorso alla mascherina, che ci protegge. Sapendo, perché è altrettanto importante, che tutto quello che deve essere fatto, da noi, in Ats, viene fatto, e che l’unica arma che abbiamo contro il Covid, resta il vaccino».

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