Caro prezzi energia. Si riattivano vecchi camini e stufe: «Ma attenti alle canne fumarie»

Tendenze In questi giorni notata più gente del solito nei boschi ad approvvigionarsi

Gente nei boschi a fare legna, a volte anche a rubarla, come non si vedeva da anni intorno a Sondrio. E domanda di impianti a legna, che dopo l’aumento registrato durante la pandemia, ha subito una nuova accelerazione sulla scia della guerra in Ucraina e della conseguente crisi energetica. L’aumento del costo del gas insieme all’impennata del prezzo del pellet ha infatti convinto molti valtellinesi a ritornare all’antico, non soltanto nelle case singole, ma anche negli appartamenti di città riattivando camini e stufe a legna rimasti in casa per bellezza ma ormai spenti da anni.

Inquinamento

Un fai da te, molto spesso senza alcun tipo di controllo, che rischia però di generare danni, anche ingenti. E non soltanto all’ambiente (le emissioni della biomassa sono la principale causa delle polveri sottili). L’incendio che quattro anni fa ha devastato solaio e tetto della palazzina di via Brigata orobica a Sondrio, rogo per il quale si è aperto il processo quest’estate, è ancora sotto gli occhi di tutti. Così come gli interventi dei Vigili dei fuoco chiamati in vari punti della Valle a spegnere le fiamme che si diramano da canne fumarie dalla scarsa manutenzione.

E così tra le preoccupazioni per quest’inverno c’è anche questa. A farsene carico gli amministratori dei condomini di Sondrio che rivolgono un appello al buon senso dei cittadini perché i caminetti, soprattutto quelli che non sono stati in funzione da diversi anni, hanno bisogno di essere valutati da un professionista prima di essere riattivati.

«Ci capita sempre più spesso di sentire persone che, vista la situazione contingente dei prezzi, intendono riattivare vecchi camini o stufe a legna - dice Giorgio Beraldo, amministratore di vari caseggiati sondriesi -. Capiamo bene la questione, ma il problema è che questa riaccensione avviene in molti casi con leggerezza senza alcun tipo di controllo e senza considerare le regole di sicurezza: le canne fumarie devono essere certificate e le stufe installate da tecnici per evitare che possano provocare incendi. I vigili del fuoco sono già in pre allarme temendo il peggio per quest’inverno».

Vademecum

I casi di incendi che si diramano dalle canne fumarie sono sempre numerosi, tanto che prima della pandemia prefettura di Sondrio e Vigili del fuoco diramarono una sorta di vademecum insieme a una circolare rivolta ai sindaci. L’ultimo in ordine di tempo è stato a febbraio di quest’anno quando in Valdidentro sono andate distrutte tre mansarde. E la corsa al rifornimento di legna a cui si assiste in queste settimane, lasciando intendere che gli impianti a biomassa in funzione saranno ancora più numerosi che in passato, non lasciano certo stare tranquilli. «L’unico modo per garantire sicurezza a sé e agli altri è rivolgersi agli esperti del settore. Una cosa che deve essere molto chiara» aggiunge Beraldo.

Le normative che regolamentano le canne fumarie, compresi gli interventi di ripristino o manutenzione ordinaria e straordinaria, infatti sono diverse, e variano in base a diversi parametri come, ad esempio, il tipo di combustibile bruciato all’interno dell’impianto.

Oltre ad utilizzare componenti certificati (canne in acciaio o in altro materiale, materiali isolanti, ecc.) è necessario che la realizzazione delle canne fumarie sia eseguita con la massima cura attenendosi scrupolosamente alle specifiche tecniche e di prestazioni dei manufatti impiegati, oltre che, ovviamente, alle norme vigenti. M.Bor.

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