«Bollette, in chiesa il riscaldamento
non verrà acceso»

Decisione sofferta Annuncio di don Bricola ai fedeli «L’unica strada percorribile è quella del risparmio Non si toccano le offerte e le attività degli oratori»

«Anche la parrocchia, oltre a condividere tutte le preoccupazioni delle famiglie, dei commercianti e degli imprenditori, ha il problema di pagare le bollette per tante chiese e tanti oratori».

Lo sa bene don Christian Bricola, che tra pochi giorni taglierà il traguardo dei primi cinque anni da arciprete di Sondrio. A lui, nel 2017, il cardinale Oscar Cantoni affidò la guida della Comunità pastorale più popolosa dell’intera Diocesi di Como.

In questo periodo complesso, pure le parrocchie sono chiamate a fare i conti con il costo sempre più insostenibile delle utenze. E, «proprio come accade in famiglia o sul posto di lavoro, anche noi abbiamo dovuto riflettere a lungo prima di arrivare a una conclusione. Ovvero che l’unica strada percorribile è quella del risparmio», come ci racconta l’arciprete che ieri ha comunicato le proprie intenzioni ai parrocchiani sul foglio settimanale.

«Cosa tagliare? Dove fare sacrifici?». Sono questi gli interrogativi che si è posto don Bricola prima di scegliere di «non accendere il riscaldamento nelle chiese» per l’inverno. Una decisione complessa, «ma necessaria, considerati gli impianti di cui disponiamo, le spese a cui andremmo incontro e le necessità della parrocchia», ci spiega.

Le solidarietà parrocchiale

Il perché è presto detto. «Innanzitutto, non è giusto diminuire le offerte per le missioni o per la carità ai più bisognosi. Di solito diamo agli altri il superfluo, quest’anno invece siamo chiamati a dare qualcosa che è frutto di una nostra rinuncia». In questo senso, puntare tutto sul riscaldamento sarebbe controproducente perché, dall’altra parte, limiterebbe di molto la solidarietà parrocchiale.

E poi, aspetto non meno importante, «non possiamo nemmeno chiudere gli oratori dove i nostri ragazzi e bambini, che tanto hanno sofferto durante il lockdown, sentono ora il bisogno e hanno il diritto di trovarsi e crescere insieme».

Da qui la scelta di tenere spenti i riscaldamenti nelle chiese cittadine. C’è da dire, poi, che «al Sacro Cuore e alla Beata Vergine del Rosario purtroppo gli impianti non rendono un granché e quindi si rischierebbe solo di spendere tanto per avere pochissimi benefici». Si tratta, in entrambi i casi, «di edifici di recente costruzione: il problema è che non sono bene isolati e, quindi, anche a voler scaldare, avremmo una dispersione termica importante».

Nella chiesa di via Aldo Moro «c’è un impianto di riscaldamento ad aria: fino allo scorso anno lo accendevamo alle 5 del mattino per avere alle 10, all’ora di messa, appena un grado in più della temperatura esterna». Una differenza, insomma, assolutamente trascurabile. Alla Beata Vergine del Rosario, invece, «il problema è che i pannelli radianti a infrarossi consumano moltissima corrente», spiega l’arciprete.

In vista del Natale

«Potremmo pensare di intiepidire la collegiata, siccome il riscaldamento a pavimento ha una buona resa ed è la chiesa più utilizzata e frequentata. Vedrò verso Natale, al momento terremo spento anche quest’impianto».

A livello di illuminazione, fortunatamente non sono attese particolari batoste. Infatti, davvero «provvidenzialmente, nel 2019 abbiamo sostituito tutti i faretti della collegiata con i led che rendono molto e consumano poco», mentre nelle altre due chiese «abbiamo ancora luci vecchie, ma va anche detto che vengono utilizzate molto di meno», conclude.

© RIPRODUZIONE RISERVATA