Bar nell’incertezza
«Troppe incognite
personale a rischio»

Black & White Carnazzola: «Ce la faremo con le distanze Ma il futuro ci preoccupa molto: come reagirà la gente?»

Un altro mese di preoccupazioni, incertezze, paure. Un altro mese, per capire se lo Stato intende dare un contributo economico adeguato, altrimenti le prospettive sono inquietanti.

Per i bar ed i locali pubblici in genere della provincia di Sondrio è stata una mazzata, l’ennesima, la decisione del Governo di fissare la riapertura al 1° giugno; certo, le direttive prevedono la possibilità, dal 4 maggio, di ripristinare almeno il servizio di asporto take away, ma è un’opzione che molti, per questioni logistiche ed organizzative, non possono attuare.

Quindi chi riaprirà con il semplice servizio bar, lo farà il 1° giugno. Ma con quali prospettive? Le limitazioni su distanze e assembramenti, come saranno gestibili? E la gente, provata anche economicamente dalla quarantena, tornerà ad uscire normalmente o avrà timori? E per quanto?

E soprattutto: quali aspettative hanno i dipendenti dei locali?

«Al momento viviamo una situazione di assoluta incertezza, sia per quanto riguarda le restrizioni che per l’eventuale supporto che lo Stato intende dare alle attività – sottolinea Stefano Carnazzola, storico titolare del Black & White all’ingresso della città -. Siamo tutti molto preoccupati, perché sembra mancare una strategia d’azione ben precisa. Noi riapriremo nei primi giorni di maggio, non so ancora quando, con il servizio take away, poi vedremo il da farsi, ma le perplessità sono tante».

Venti dipendenti, una struttura che comprende bar/tabacchi, ristorante e bed&breakfast: il Black & White si prepara ad affrontare questa crisi da diversi punti di vista.

La paura maggiore per Carnazzola è il futuro dei dipendenti, e non solo quelli della sua attività: «Per ora con ferie e permessi maturati, noi imprenditori abbiamo gestito la prima fase di emergenza. Ora stiamo utilizzando la cassa integrazione in deroga con l’Inps che attraverso le banche anticiperà l’80% degli stipendi, anche se per ora tale copertura deve ancora essere attivata e comunque ha una durata di 9 settimane».Ma dopo? «Con che coraggio lasci a casa un dipendente, magari anche di valore, che ha famiglia, è in difficoltà, ha un affitto o un mutuo da pagare? Io poi ho uno spazio piuttosto ampio e posso affrontare l’emergenza meglio di tanti altri. Ma chi non ha una situazione solida alle spalle rischia grosso, potrebbe anche decidere di non riaprire. Non sarebbe giusto, lo Stato dovrà per forza sostenere queste realtà: questa è una guerra senza bombe».

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