Bandiere gialle in città
«Salvate l’agricoltura»

ColdirettiPiù di duecento manifestanti hanno chiesto prezzi adeguati «I costi crescono a dismisura ma la remunerazione del lavoro è ferma»

Quattro trattori di traverso sulla via, un palco allestito sul cassone di un mezzo agricolo tra balle di fieno e alcuni dei prodotti rappresentativi soprattutto del comparto caseario, cartelli, campanacci e bandiere gialle.

Un fiume di bandiere gialle di Coldiretti e le facce, le tante facce segnate dal tempo e dal lavoro della terra, di chi si alza presto al mattino ed è abituato a lottare.

In corso Vittorio Veneto

Erano più di duecento ieri mattina gli agricoltori e gli allevatori che, lasciati momentaneamente stalle e campi, qualcuno anche da Livigno e dall’alta Valchiavenna, si sono radunati in corso Vittorio Veneto a Sondrio, davanti alla Prefettura, per esprimere tutte le preoccupazioni e la rabbia di un mondo, quello agricolo appunto, che più di altri sta soffrendo a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime che si abbatte sui produttori tanto quanto sui consumatori, in una stortura della catena di distribuzione che deve essere riequilibrata.

Un mondo che chiede attenzione e, concretamente, lo sblocco almeno di una parte delle risorse del Pnrr già stanziate per l’agricoltura e la rinegoziazione del debito.

Insieme al presidente di Coldiretti Sondrio, Silvia Marchesini, e al vice direttore Gian Michele Sassella, che ha fatto da speaker per tutta la durata della manifestazione, sul palco si sono alteranti i due assessori regionali Massimo Sertori (Montagna) e Fabio Rolfi (Agricoltura), il presidente della Provincia Elio Moretti, il consigliere regionale Simona Pedrazzi e vari amministratori locali a partire dal presidente della Comunità montana di Sondrio, Tiziano Maffezzini, per arrivare al sindaco di Lovero Annamaria Saligari, essa stessa titolare di una piccola azienda agricola.

Duemila aziende agricole

«Siamo qui a Sondrio per questa mobilitazione - ha detto Marchesini la cui associazione annovera più di duemila aziende agricole - che parte da Roma e coinvolge numerosissime piazze italiane per fare il punto su una situazione che sta diventando insostenibile a causa del rincaro delle materie prime. I costi di produzione per le aziende agricole stanno crescendo a dismisura, ma la remunerazione per gli agricoltori è ferma. Ci troviamo di fronte a una pratica sleale, senza equità all’interno di tutta la filiera del cibo. È difficile resistere in questa situazione».

A parole, ha proseguito, «tutti riconoscono il ruolo fondamentale del comparto, anche dal punto di vista del presidio territorio e dell’attrattività turistica attraverso l’enogastronomia, ma non basta. Tutto ciò deve essere remunerato: di medaglie gli agricoltori non se ne fanno nulla». Il settore maggiormente colpito in questo momento è la zootecnia, che a fronte dei rincari subiti su mangimi, carburanti ed energia deve vedersela con il prezzo del latte pressoché invariato nei contratti: 38/39 centesimi al litro, quando il costo medio di produzione in Lombardia è di 46,5.

Economia circolare

L’urgenza è sbloccare i tavoli di confronto e, in tempi brevissimi, anche un flusso di risorse economiche.

«È importante cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile attraverso un fotovoltaico intelligente che non consuma suolo fertile e una rete per il biometano - dice Marchesini -. Fondamentale anche sbloccare la proroga degli incentivi al biogas e il finanziamento degli impianti che hanno presentato domanda al Gestore dei servizi energetici (Gse) e, altrettanto urgente, dire sì al digestato come fertilizzante. Alle istituzioni chiediamo di sostenere il nostro impegno volto a ottenere la giusta distribuzione del reddito nelle filiere - conclude Marchesini -, il contenimento dei costi di materie prime ed energia e ulteriori incentivi alle aziende che investono nelle energie rinnovabili e nella sostenibilità. Solo lavorando in sinergia potremo salvare migliaia di aziende, tutelare i posti di lavoro e garantire una reale ripartenza del settore».

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