
Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 28 Giugno 2023
«Arcoglio, in atto una mattanza di cervi»
Il controllo selettivo Mitta, presidente di Enalcaccia Sondrio: «La gestione del settore torni in capo alla Regione». Cristini, Polizia provinciale: «Nessun’altra possibilità di ridurre l’impatto ambientale creato da questa presenza»
«Chiedo che la gestione della caccia sia tolta alla Provincia di Sondrio e torni in capo a Regione Lombardia anche per il nostro territorio, così come già avviene per le altre province lombarde. Perché non credo che Regione avrebbe permesso la mattanza in atto nel settore di Arcoglio, disposta, invece, dalla Provincia».
A dirlo è Cesare Mitta, presidente di Enalcaccia Sondrio, il secondo, per numero di iscritti, dei sodalizi venatori della nostra provincia, che annovera 473 adepti sui 2.200 cacciatori totali, distribuiti su quattro realtà venatorie quali Federcaccia, Enalcaccia, Associazione cacciatori valtellinesi, Liberacaccia, e Anuu cacciatori migratoristi.
Il tema è il controllo selettivo dei cervi in atto da due settimane nel settore di Arcoglio, che prevede l’abbattimento di 80 esemplari nel giro di un mese, cioè dal 15 giugno al 15 luglio, come da Piano di controllo messo a punto dalla Provincia e avallato dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) contro il quale si è sollevata Enalcaccia.
Lo ha fatto il suo presidente scrivendo a Davide Menegola, presidente della Provincia, denunciando l’abbattimento anche di «femmine allattanti - scrive Cesare Mitta -, ovvero cerve che hanno da poco partorito e che hanno il loro piccolo a terra, nascosto, e non distante dalla madre, che viene così abbandonato sul posto a morire di stenti».
Un qualcosa che stride fortemente con l’etica venatoria, perché il cacciatore non ammazza la madre allattante e qualora lo facesse sarebbe fuorilegge, «e che stride anche con i compiti del sevizio venatorio provinciale, ente pubblico cui spetta il controllo della fauna selvatica - dice Mitta - e che, invece, ordina questa mattanza di creature indifese la cui morte assicurata è fatta di dolorosa, prolungata, agonia». «Nessuno di noi ha piacere nel sapere il cerbiatto nascosto in attesa della madre che non può più allattarlo - ribatte Gianluca Cristini, comandante della Polizia provinciale -, ma purtroppo non c’è altra possibilità di ridurre l’impatto ambientale creato da questa popolazione stanziale di cervi, ancor più femmine, che quella di intervenire con un piano di controllo che esula, totalmente, lo voglio precisare, dalla normativa che regola l’attività venatoria. Perché è pacifico che se fossimo in un ambito venatorio, Ispra non ci avrebbe concesso questo metodo di abbattimento, che incide anche sulle femmine allattanti. Sono misure straordinarie che purtroppo, alle volte, devono essere prese e non sono sostituibili. Avviene per i cervi, ma anche per i cinghiali, o altre specie - prosegue -. Ispra ci ha avallato questo piano solo per il 2023, dopodiché, al termine, si faranno le valutazioni del caso, apportando anche eventuali correttivi possibili».
Una metodica che Enalcaccia non accetta, tant’è che Mitta ha chiesto la sospensione di questa attività o il ricorso a misure alternative.
«Invito tutti i cacciatori aderenti ad Enalcaccia del settore di Arcoglio, cioè i residenti a Sondrio, Berbenno, Castione Andevenno, Postalesio, e Torre di Santa Maria a dissociarsi da questi deplorevoli interventi di selezione - dice Cesare Mitta - e mi rivolgo alla Provincia per chiedere l’immediata sospensione delle modalità operative fino ad ora attuate».
Per Mitta non è questo il modo di procedere a una selezione voluta per limitare i danni alle colture e il pericolo alla sicurezza sulle strade che, questi animali, procurano. «Molto più etico sarebbe catturare con il narcotico gli ungulati e trasferirli in zone meno densamente popolate indicate nello stesso Piano faunistico venatorio provinciale - osserva Mitta -, un metodo oneroso, certo, ma lo è anche il sistema di abbattimento in atto, lo è la pianificazione approntata a monte, e lo è lo smaltimento dei cervi abbattuti. Ma se proprio non si potesse fare diversamente - conclude -, allora sarebbe meglio indirizzare il controllo selettivo sui soggetti maschi e femmine di almeno un anno, sottili e fusoni, effettuare la caccia di selezione solo di giorno per permettere il corretto riconoscimento del selvatico da parte del cacciatore, e, al più, prevedere l’abbattimento delle cerve in un altro periodo, quando il cerbiatto non dipende più dal solo latte materno».
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