Anziani e cronicità, le vere emergenze

Prevenzione e promozione della salute in un territorio in cui la popolazione ha un indice di invecchiamento elevato e la lotta alla cronicità deve partire dalla culla al centro dell’attenzione dell’Ats della montagna «perché la sanità non è solo ospedali».

Con questa premessa è stato presentato ieri il bilancio sociale 2016 della prevenzione dell’Ats che, in molti casi può contare anche su supporto del dinamico mondo del volontariato.

Un report importante che arriva dopo lo stop del 2015 - chiesto espressamente dalla Regione Lombardia - come riepilogo dell’attività svolta nel primo anno di costituzione dell’Agenzia - «sperimentazione nella sperimentazione» - che ha aggregato tre territori (alla Valtellina si sono aggiunti la Valcamonica e il Medio Alto Lario) provenienti da altrettante Asl.

Un bilancio che fornisce numeri e dati importanti ai cittadini per capire la realtà, ma soprattutto diventa la base di partenza per chi deve programmare attività ed interventi mirati a migliorare le condizioni di vita e «mettere i cittadini (337mila quelli dell’Ats) nelle condizioni di fare la migliore scelta possibile per la propria salute» chiarisce Lorella Cecconami, direttore sanitario.

Il report - «corposo nella qualità e nella quantità degli interventi» dice il direttore generale Maria Beatrice Stasi - tiene conto di tutti i capitoli relativi a prevenzione e promozione della salute e sarà inviato nei prossimi giorni a tutti i portatori d’interesse e quindi sindaci e medici innanzitutto.

Punto di partenza sono i dati relativi al territorio, molto vasto con una bassa densità abitativa, e alla cittadinanza. Una popolazione che mostra un tasso di natalità basso - terzultimo posto in Lombardia con 7,9 contro una media regionale di 8,4 - e, di contro, un tasso di mortalità alto (terzo in Lombardia con 10,08 quando la media è 9,9). Un dato che si spiega con l’indice di invecchiamento, anche questo sopra sia la media regionale, sia nazionale e che rimanda ad una delle emergenze del territorio: la cronicità che affligge il 30% della popolazione.

«La sfida più grande - dice Cecconami delineando le linee programmatiche d’intervento - è indubbiamente la lotta alla cronicità. Che significa, al di là della presa in carico della persona, fare in modo di ritardare quanto più possibile la sua comparsa diminuendo i fattori di rischio».

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