«No all’archiviazione

Altre indagini

per mio fratello Mattia»

La sorella di Mattia Mingarelli, il trentenne rappresentante morto ai Barchi due anni fa si è opposta all’archiviazione in tribunale davanti al giudice

«Aspettiamo con fiducia quanto la giustizia ci dirà, e ci crediamo».

È la dichiarazione resa, ieri mattina, al termine dell’udienza di opposizione all’archiviazione, da Elisa Mingarelli, sorella di Mattia, ritrovato cadavere la vigilia di Natale di due anni fa in un bosco a quota 1700 metri, ai Barchi di Chiesa in Valmalenco.

Era scomparso il 7 dicembre precedente, Mattia Mingarelli, 30 anni, di Albavilla, in provincia di Como, proprio dai Barchi, dove si era recato per trascorrere, in solitaria, nella baita affittata dalla famiglia, il fine settimana dell’Immacolata. Una vacanza breve, dalla quale, non ha più fatto ritorno.

E se per la Procura della Repubblica di Sondrio, che ha condotto indagini certosine, il fascicolo aperto sul caso Mingarelli può chiudersi con l’archiviazione, dal momento che le cause del decesso sarebbero da imputare ad una caduta accidentale nel bosco, per i famigliari, papà Luca, mamma Monica, le sorelle Elisa e Chiara, questa ricostruzione non è accettabile.

«Ci opponiamo alla richiesta di archiviazione - ha ribadito, ieri mattina, l’avvocato Stefania Amato, del foro di Brescia - e chiediamo che si approfondisca ulteriormente il caso».

E alla domanda su cosa non torni, in particolare, della ricostruzione effettuata dalla Procura, l’avvocato ha risposto con un «l’abbiamo scritto nell’atto di opposizione, adesso attendiamo la decisione del giudice».

Una decisione non facile per Pietro Della Pona, giudice per le indagini preliminari, che, infatti, si è riservato di decidere e che, certamente, si prenderà tutto il tempo necessario ad esaminare con perizia gli atti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA