Albosaggia, non una sola
Sono 62 le “Donne dell’anno”

l Comune ha deciso di assegnare il riconoscimento a tutte le compaesane che lavorano nella sanità

Non una, ma 62 “Donne dell’anno”. Cioè tutte quelle che risiedono ad Albosaggia e che lavorano in ambito sanitario e che dallo scorso marzo fronteggiano l’emergenza Covid in prima linea. Chi in ospedale, chi in casa di riposo, chi in assistenza domiciliare: infermiere, dottoresse, operatrici.

Ognuna di loro da oggi sorride su un cartellone taglia XXL - 6 metri per 18 -, in località Gerone accanto al presepio illuminato, dove rimarrà sino all’Epifania. Ecco svelato il perché giorni fa l’amministrazione è andata a caccia di selfie.

Un premio, quello della “Donna dell’anno”, che da oltre cinque lustri è stato istituito dal Comune in collaborazione con la Fondazione Albosaggia, destinato a figure femminili che si siano distinte nei vari ambiti.

«I libri di storia ci racconteranno che il 2020 è stato l’anno della grande pandemia, che ha colpito, indistintamente, tutto il pianeta» premette il sindaco Graziano Murada nella motivazione del perché lui e la giunta, con la Fondazione, hanno voluto dire grazie a questo “esercito” di donne incoronandole “Donne dell’anno” e rendendo pubblici i loro volti su questa gigantografia di selfie.

«Del 2020 si scriverà che all’interno di quella categoria, banalmente definita di eroi, le donne hanno avuto il compito più arduo e impegnativo» arriva al punto il sindaco Murada. Nel 2020 «le immagini di donne bardate come cavalieri medioevali, con il capo chino e il corpo piegato su improvvisati giacigli, sono diventate le figure impresse sulle pagine di aperture dei giornali e le foto di copertine delle riviste in tutto il mondo».

Si ribadirà anche che quelle donne lo hanno fatto «perché avevano una speciale missione da compiere: prendersi cura di chi aveva bisogno».

Vi è una cosa che però non verrà né ricordata, né scritta: «Quelle donne erano madri, figlie, mogli, nonne, zie», che al rientro casa, dopo turni massacranti, «dovevano indossare quella veste più difficile da mettere: la corazza della serenità». Insomma si racconterà, che «avevano come compito quello di proteggere, con quella delicatezza tipicamente femminile, i loro cari. Mamme che hanno dovuto rinunciare al gesto più bello: il bacio ai figli. Quelle carezze mancate, quei gesti di affetto a cui avete rinunciato, non possono essere recuperati, ma rimangono, assieme al vostro impegno, alla vostra dedizione e al vostro coraggio la più bella eredità che il 2020 ci ha consegnato e a voi il nostro grazie».

In rigoroso ordine alfabetico le “Donne dell’anno 2020” sono Antonella Andreucci, Anna Angeloni, Lucia Bagini, Lidia Beltramini, Claudia Benedetti, Francesca Bertolatti, Patrizia Bertolatti, Marina Betti, Marilina Buglio, Vanna Casello, Nunzia Casillo, Dolores Contrio, Simona De Bernardi, Anna Maria De Marzi, Arianna Della Fontana, Anna Della Maddalena, Cinzia Della Maddalena, Sabrina Della Rodolfa, Manuela Dominioni, Franca Donadoni, Angela Fortini, Patrizia Fortini, Albina Gaggioni, Giuliana Gherardi, Daniela Gianoli, Valeria Giudici, Debora Giugni, Mara Giugni, Simona Giugni, Anna La Sala, Elena Lojacono, Fabia Moltoni, Claudia Morandelli, Laura Mostacchi, Serena Motta, Norma Murada, Barbara Paganoni, Catia Paganoni, Monica Paganoni, Tiziana Paganoni, Emanuela Paindelli, Gigliola Paruscio, Daniela Paventi, Cinzia Piani, Luisella Piani, Michela Piani, Doris Poletti, Fernanda Rocca, Laura Romeri, Maria Rovedatti, Sonia Rovedatti, Cinzia Ruttico, Sabrina Ruttico, Mariagiovanna Schiantarelli, Barbara Scieghi, Marina Scieghi, Ornella Sertori, Sara Soligo, Maura Tachimiri, Stefania Tognini.

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