Al “Sondrio Festival” l’allarme per l’ambiente. Ma anche tanti sorrisi

Dibattito Il geologo Vincenzo Giovine preoccupato. «Cambiamenti climatici? Va mutato l’approccio». L’alpinista Mondinelli: «Da piangere, però crediamoci»

Due ospiti, nella quarta serata di Sondrio Festival, il geologo Vincenzo Giovine e l’alpinista Gnaro Mondinelli, per parlare di ambiente in modo serio ma sorriderne anche un poco.

Il rischio idrogeologico è il tema della conversazione con Giovine, condotta da Gigliola Amonini. Attualissimo, dopo i disastri di settembre nelle Marche, anche con perdita di vite umane. «Purtroppo stiamo toccando con mano gli effetti dei cambiamenti climatici sulla nostra vita» commenta il geologo.

«Estate siccitosa, temperature alte, piovosità forte e più concentrata nel tempo. Chi ha potere decisionale agisca al più presto perché l’emergenza non è dietro l’angolo, e già qui. Questi eventi ci devono trovare meno impreparati», sottolinea.

La buona notizia è che Sondrio si è dotata di un piano di protezione civile. «Una delle poche città italiane a farlo, il 94 per cento dei nostri comuni è a rischio idrogeologico. In questo periodo il clima sembra aiutarci, fa caldo e così risparmiamo energia per il riscaldamento. Ma non è così. Stiamo contenti, ma vigili».

Soluzioni

C’è qualcosa che possiamo fare?, domanda l’interlocutrice. «Cambiare l’approccio culturale costa poco. Chi ha conoscenze tecniche deve veicolare un messaggio di attenzione. Per quello che succede durante le calamità, mantenere un comportamento razionale non è facile, ma certe precauzioni possono ridurre il numero delle vittime».

Alla domanda sul comportamento sostenibile, Giovine risponde semplicemente: «Lavoro, è il mio settore», prendendosi molti applausi. E l’omissione? «Non sono sempre preciso nella raccolta differenziata», ammette.

In quota

Dopo di lui ecco Silvio Mondinelli, per tutti Gnaro, bresciano classe 1958, alpinista da record che ha salito tutti i 14 ottomila della terra senza usare ossigeno supplementare. «A parlare di ambiente, dopo quello che ho sentito prima, mi verrebbe un po’ da piangere», esordisce.

È Angelo Schena del Cai, intervistatore: «Allora facci un po’ sorridere con qualche racconto divertente, non parliamo sempre delle imprese».

E Mondinelli non si fa pregare, dando vita, cambiando pure voce, al “cumenda”, figura di alpinista, soprattutto milanese, di tanta ricchezza e poco tatto, che accompagna spesso in vetta. «Capita che ci siano quelli che al campo base vogliono solo una data marca di champagne».

«Alcuni li abbiamo convinti che anche la birra era buona. Altri li abbiamo mandati a quel paese».

E ancora. «C’era uno sherpa che aveva fatto dodici volte l’Everest. Commento del cumenda: “questo qui ha la faccia del lazzarone”».

E così via, tra prosciutti usati come mezzi di scambio per avere baccalà dagli spagnoli, gente che scarta le barrette di nascosto in tenda per non dividerle con gli altri.

«A proposito di tenda, una volta il cumenda era fiero del suo acquisto al centro commerciale. Ma le tende di alta quota sono un’altra cosa. Quando siamo tornati alla base dopo una tormenta, l’unica spazzata via era la sua». Impegnato spesso nel soccorso, una volta Mondinelli ha salvato la vita a un alpinista rivelatosi parente di un mafioso russo.

In Russia

«Ero a Mosca e questi hanno saputo non so come che ero stato io. Allora mi si avvicina uno e mi fa: “se hai bisogno, noi siamo qui”. E io: “Guarda che nella vita faccio lo sbirro, sto dall’altra parte...».

Qualche risata, perché «L’alpinismo non deve essere solo freddo, fatica e sofferenza. E’ anche divertimento, facciamo un bel mestiere che ci fa conoscere tanta gente e stringiamo amicizie durature». Mondinelli sorvola modestamente quando Schena snocciola le sue opere di beneficenza, una scuola e un ospedale in Nepal. Inevitabile che il discorso cade sull’ambiente. «Che cosa faccio per ridurre la mia impronta nel mondo? Pianto alberi, specie faggi».

L’elicottero

Per contro? «Uso l’elicottero quando non dovrei, ma spesso è comodo».

Domanda rivolta da Gigliola Amonini anche a Schena: «Cerco di evitare che gli alberi vengano tagliati, usando meno carta». E in negativo? «Ogni tanto butto la sigaretta per terra, poi subito mi autoinsulto».

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